giovedì 23 agosto 2012

Hike!

ovvero Traversata Alta e Traversata Bassa delle Grigne in solitaria 

 
L’hike è un momento di avventura irrinunciabile. È un’occasione significativa per apprezzare il dono di un tempo per riflettere con se stessi e pregare individualmente, dominare le proprie paure, sentire il bisogno e scoprire la gioia dell’incontro con l’altro sulla strada. Viene vissuto in uno stile di severa essenzialità, sperimentando la dimensione di povertà. 

Questi giorni dopo ferragosto sono giorni difficili: la ripresa del lavoro dopo i campi scout, l'essere in città da solo con tutti gli amici, conoscenti e parenti in vacanza, il gran caldo che fiacca il morale... Qualsiasi cosa da fare pesa come non mai e le giornate scorrono inconcludenti.
Devo darci un taglio: faccio lo zaino e mi metto sulla strada.
Parto.

Cartina del percorso (ingrandibile)

La partenza e la notte

Mi metto in marcia dai Piani Resinelli che sono ormai le 20.15: il Sole è già tramontato ma è ancora molto chiaro. Seguo il sentiero per la cresta Cermenati. Fa caldo. Molto caldo. Sudo. Pausa, barretta, acqua. Riprendo il cammino. Pian piano salgo e pian piano diventa sempre più buio. Conosco il sentiero, so dove fare attenzione per non perdere la traccia ma la strada è sempre lunga. Compaiono le stelle, vorrei fermarmi a contemplarle ma non è ancora il momento: solo in cima sarà possibile!
Con la salita anche i cattivi pensieri restano a valle... "Terra di betulla, casa del castoro, là dove errando va il lupo ancor..." il canto, anche se solo sussurrato aiuta. La calma pian piano entra nel cuore. Si sale ancora: il sentiero è formato da pietre e sfasciumi di roccia chiara che nella poca luce risaltano sullo sfondo dei prati scuri circostanti. C'è ancora di strada, l'altimetro sancisce la dura realtà.
"Misericordias Domini in æternum cantabo" con il canto, la fatica si trasforma in preghiera. Tranquillità. Serenità. Un passo dopo l'altro. Ancora. Si sale.
Sono al canale, manca davvero poco ora. «Attento - mi ripeto - non devi abbassare la guardia. Ricordati che sei solo!». Non posso certo permettermi un passo falso. Fatica, fame, stanchezza. Come mi sembrano lontane ora le piccolezze e le menate di quando ero a casa in pianura... Questo è davvero vivere! Grazie Signore che mi dai la possibilità di essere qui!
Ecco le catene, ancora pochi passi e sono arrivato... ci sono, sono ancora una volta in cima alla Grignetta! Il luogo mi è familiare e mi dirigo verso il bivacco. C'è altra gente, avrei preferito essere solo, ma posso fare come se lo fossi: mi cambio, mi preparo un the, mangio qualcosa.




Lecco by Night Grigna Settentrionale e rifugio Brioschi
Grignetta: Croce di Vetta
Sotto di me il panorama delle città illuminate, sopra di me solo stelle, intorno niente altro. Non ho parole per descrivere quello che vedo e le emozioni che provo. Mi metto a far foto. Con calma. Lunghe esposizioni. Intanto intorno a me svolazzano degli uccelli dal volo silenziosissimo: gufi? altri rapaci notturni?

Grignetta: bivacco Bruno Ferrario

Mi preparo per la notte: nel bivacco sono già in quattro, anche se c'è posto dormo all'aperto. Mi sistemo su un piccolo spiazzo, riparato dal vento da nord, ai piedi della croce di vetta. Saccopiuma e metallina per ripararmi dall'umidità della notte. Non fa freddo. Sistemo lo zaino e mi infilo nel sacco.
 

L'alba

Alle 6.00 sono già sveglio, il sole non è ancora sorto. Ho tutto il tempo di fare qualche foto, sistemare il sacco a pelo e fare colazione nell'attesa dell'alba.

Luci prima dell'alba...
Una leggera brezza rinfresca l'aria. Intorno a me, sotto di me, un mare di nubi avvolge la pianura. Pace. Silenzio. I raggi di sole compaiono quasi all'improvviso e colorano il mondo circostante. La luce è abbagliante. Mi sento vivo come non mai.




Il silenzio è assordante: solo ronzio di mosche, ogni tanto il vento porta qualche abbaiare di cane lontano o i suoni dei campanacci delle mucche giù in valle. Guardo la vetta delle Grigna Settentrionale, il Grignone, con il rifugio Brioschi, proprio sulla cima. È lì, al sole, sembra vicinissimo. Non ho fretta di partire, mi godo il fresco e la tranquillità.
Aveva ragione quel tale che diceva che «Non hai mai scalato veramente una montagna se non ci hai dormito in cima». Le emozioni non possono essere scritte a parole: non c'è che da provare!
Guardo ancora il percorso della Traversata Alta, rileggo ancora una volta la relazione dell'itinerario. Ho un po' di timore nell'abbandonare il terreno conosciuto ed avventurarmi verso un percorso mai fatto. Da solo. 

Ho sempre vissuto la montagna in compagnia. Perché condividere le esperienze è bello, ma anche per questioni di sicurezza: essere soli amplifica le conseguenze di un qualsiasi incidente, anche se banale.
Questa volta però voglio sperimentare davvero la montagna in solitaria. Una coppia che ha dormito nel bivacco mi chiede indicazioni sull'itinerario della Traversata Alta, anche loro vogliono fare quel percorso. Ecco, sapere che ci sarà qualcuno dietro di me, scaccia le ultime paure, chiudo lo zaino, stringo gli scarponi e parto.

La Traversata Alta

L'inizio e a dir poco brutale: una catena che pende su un versante che precipita apparentemente in verticale. Iniziando la discesa poi si trovano tutti gli appigli e gli appoggi. Attenzione. In caso di incidente non c'è nessuno che mi possa aiutare. Concentrazione. Calma. "In manus tuas, Pater, commendo spiritum meum" Ancora una volta cantare, anche solo mentalmente, aiuta la concentrazione. Si scende. Attenzione alle catene. Ok, bene, qui la catena se la potevano risparmiare. Ma perché invece qui non c'è? Calma. Un passo. Poi un altro. Le punte degli scarponi si aggrappano saldamente anche alle tacchette di roccia. Sento il corpo obbedire fedelmente, la mente è libera.


 Primo tratto di sentiero (sinistra) e canaloni della grignetta (destra)

Ora si prosegue su sentiero, ora è facile, ma intanto nebbie salgono da valle: presto avvolgeranno tutto. Ed intanto riprendono le catene, questa volta in salita: sono arrivato allo scudo Tremare. La roccia qui è meno buona, ci sono sfasciumi e si muove un po' tutto. Dietro di me ci sono due ragazzi: mi avevano sorpassato poco prima e li avevo visti prendere decisi il bivio per il rifugio Rosalba, se ora sono qui avevano decisamente sbagliato a leggere le indicazioni. Non mi danno grande affidamento. Li sento parlare, uno di loro racconta di aver già tentato la traversata e di essersi perso. Li sento smuovere continuamente sassi, devono stare più attenti! Ed io devo tenerli dietro di me se non voglio ricevere qualcosa in testa.

Ci sono lunghi tratti di facile e divertente arrampicata. Ora salgo in scioltezza, come quando arrampico da primo: questa volta mi sembra di essere capocordata di un compagno invisibile. Continuo a salire senza fretta, scegliendo il percorso, le prese, gli appigli e gli appoggi, molto spesso senza toccare nemmeno la catena.
Ormai sono nelle nuvole, non fa caldo ma l'umidità è opprimente. Sudo. Sudore negli occhi. Pausa. I due ragazzi mi sorpassano e proseguono. Barretta. Acqua. Riparto. Ancora un po' di arrampicata e sono sulla cresta. Finalmente un po' di brezza.
Sono di nuovo solo. Solo, ma con me sento anche Francesco. Anche lui amava la montagna, così tanto da rimanerci per sempre su. Da quell'estate del '99 sul Monte Rosa, tante volte, in ogni difficile ascensione o davanti a panorami mozzafiato mi torna in mente il suo sorriso.


Percorso iniziale della traversata (sinistra) e rocce nella nebbia (destra)
Le nebbie si diradano. Ecco il rifugio, ecco la meta! C'è ancora delle strada da fare, il rifugio è in alto. La stanchezza è tanta, ma ormai e tutto solo sentiero. Tiro fuori i bastoni. Ho sete. Berrò in cima. Ho fame. In cima! Un passo. Poi un altro. Sono in vetta.
 

In vetta al Grignone

Dio mio, che panorama! Ancora una volta resto a bocca aperta di fronte alle alpi. Nonostaste l'aria umida, l'orizzonte è ampio.Un rapido sguardo all'orologio: circa tre ore, comprese le soste, per tutta la traversata, bene sono in orario! Posso mettermi a fare foto con calma.

La Grignetta emerge dalle nuvole, lontana

Paorama verso sud, verso la pianura (si vede ancora la Grignetta)
Ancora qualche foto... cerco di vedere il percorso fatto, ma è tutto coperto dalle nuvole: solo si vede la cima della Grignetta spuntare dalle nubi, lontana, molto lontana.

Altre foto dalla vetta della Grigna Settentrionale
Un boccone, due sorsi d'acqua, mi studio l'itinerario. Da qui ai Piani Resinelli dove ho la macchina mancano ancora altre 3 ore se non 3 ore e mezza! Ancora una fetta di salame, un altro sorso d'acqua: zaino in spalla e in marcia!

Il ritorno per la Traversata Bassa

Forza c'è ancora molta strada da fare. Passo veloce per sfruttare la discesa, non troppo veloce per non stancarsi troppo in fretta. Attenzione. Sasso. Salto. Ghiaia. Salto. Sasso. Passo elastico, reattivo, come si impara dopo tanti anni in montagna. Via che si scende. Un occhio all'altimetro, il Pialeral è ancora tanto in basso: dai 2420 della vetta devo arrivare a meno di 1400. Il caldo aumenta. In mezzo ai pascoli tra l'una e le due non c'è molta aria ed il Sole picchia. Le baite del Pialeral sono in vista, c'è ancora strada da fare. Pausa! Forza.
Ancora via di corsa in discesa: mi sembra che anche i piedi abbiano gli occhi, sempre precisi nel posto giusto, sempre pronti a riprendere l'equilibrio quando il terreno si smuove. Quasi come una danza. Il tempo è relativo:  nei tratti più delicati sembra che il tempo rallenti, tra un passo e l'altro ho il tempo di scegliere dove mettere il passo successivo e mi sembra di fare i movimenti al rallentatore, ma sto correndo!
Il caldo aumenta ancora. Sto anche finendo l'acqua. Mi resta meno di mezzo litro. Serve una fontana. Laggiù c'è quella che sembra un'area pic-nic: lì ci deve essere.
Infatti. Fresca, gustosa, dissetante... ci voleva. Tolgo la maglietta e mi lavo! Chi da per scontato che quando ha bisogno di acqua basta aprire il rubinetto non può capire la soddisfazione di arrivare alla fonte affaticati, assetati ed accaldati.
Proseguo. Il sentiero che mi riporterà ai Piani Resinelli, la Traversata Bassa, si inoltra in uno splendido e fitto bosco. Fa fresco finalmente. Il sentiero è però tutto in saliscendi: in ogni tratto in discesa le gambe sono più dure del precedente, ogni tratto in salita lo affronto sempre più lentamente. La stanchezza aumenta.

La grignetta: dal canalone e dall'alpe Mus'cera

Si vede in fondo una grande stalla, dovrò passare lì vicino: ma perché sembra non avvicinarsi mai? Fatica. Voglia di fermarmi e riposare. Non si può devo tornare. Sono stanco. Ora non penso più, solo un passo dopo l'altro. Ecco gli alpeggi, ecco di nuovo la Grignetta, ecco la grande stalla, ecco le indicazioni "Resinelli 40 minuti". 40 minuti? Ancora?!?! Il sentiero diventa una larga strada in terra, un polverosissima strada sterrata. C'è tanta gente, la vedo arrivare con sedie sottobraccio, borse frigo e infradito: tutti che vengono qui a fare il picnic.
Asfalto! Le mie ginocchia stanche se ne accorgono subito. Ma posso solo fare finta niente, ormai manca talmente poco... Ecco il grande parcheggio, ecco la macchina: sono arrivato!

Note sull'itinerario

Riferimenti: Guida dei Monti d'Italia, volume 'Le Grigne'
Cartografia: Kompass n.105 (con i limiti e le imprecisioni consuete di tali carte)

lunedì 13 agosto 2012

Rientro alla vita normale

Ed eccoci di nuovo al lavoro... c'è ancora da riposarsi il 15 e il 16 agosto e poi non si prende più fiato fino al ponte del 1 novembre!

Ho dedicato queste ferie allo scautismo: prima il campo con i ragazzi del reparto, poi ho tenuto un campo di formazione per capi. Sono stati quasi 20 giorni di vita da campo, di vita essenziale e comunitaria.

Una sola foto che può riassumere queste due settimane:

Fuoco di bivacco