lunedì 15 ottobre 2012

Ancora 4000!

Nota: sono rimasto un po' indietro con la pubblicazione dei post; provvederò a recuperare nei prossimi giorni.

L'ultimo fine settimana di agosto sono riuscito ad andare nuovamente in montagna. Questa volta a farmi compagnia c'erano $F e $L, alla loro prima esperienza in alta quota. Non essendomi mai legato in cordata con loro ho scelto come destinazione una zona me conosciuta: il Ghiacciaio del Lys, sul versante valdostano del Monte Rosa.

Quindi si parte da Alagna con l'ovovia fino a Pianalunga, e i due funifor per il passo dei Salati e per il ghiacciaio d'Indren. Qui c'è la prima triste sorpresa: il ghiacciaio d'Indren è ormai ridotto ai minimi termini, il canale che porta verso il ghiacciaio del Garstelet è interrotto da un salto di roccia, veri e propri ruscelli scorrono sulla superficie del ghiacciaio...

Il ghiacciaio d'Indren, sempre più martoriato dalle alte temperature
Ci prepariamo e ci incamminiamo sul ghiacciaio, in direzione della bastionata che separa il ghiacciaio d'Indren dal ghiacciaio del Garstelet. La salita è resa divertente dalla felicità di $E, estasiata ed esaltata, dal fatto di camminare su un ghiacciaio nonostante ci accompagnerà solo fino al rifugio. Il resto del percorso fino alla capanna Gnifetti è tranquillo, solita fatica a salire tra canaponi e scalini, solito tratto di ghiaccio molle, solita fatica per fare gli ultimi scalini sotto al rifugio...

Dopo pranzo ci riattiviamo e scendiamo nuovamente sul ghiaccio, alle spalle del rifugio, per fare un po' di scuola: progressione, manovra di auto arresto, cordata, recupero da crepaccio, ecc... Poi tutti a far merenda e a studiare i piani per il giorno seguente.

Per $L e $F è la prima volta su ghiacciaio, quindi decido di prendere più tempo e propongo sveglia alle 4.30 e partenza entro le 6.00. Alla mattina partiamo che è ancora buio: attraversiamo il pianoro dietro al rifugio zigzagando tra i crepacci alla luce delle frontali. Mi rendo conto che i miei compagni di cordata mi seguono senza troppo realizzare il gran numero di crepacci che ci circondano; dal canto mio sono piuttosto tranquillo, la notte è stata sufficientemente fredda da consolidare i ponti di neve che attraversiamo.
Arriviamo al centro della lingua principale del ghiacciaio del Lys, e la traccia comincia a salire decisamente. Conosco il percorso per averlo già fatto più volte, inizio la salita con calma cercando di mantenere il passo regolare. Non so come reagiranno $F e $L alla quota, prendo quindi un ritmo leggermente più lento, per dar modo al loro organismo di abituarsi allo sforzo in quota.

Proseguiamo incrociandoci continuamente con altre "cordate" dirette tutte alla Capanna Margherita. Ci sono veramente tante cordate molto numerose, sei, sette, anche otto persone tutte intruppate dietro la guida. Capisco che il percorso è facile, ma è davvero il modo giusto di andare su ghiacciaio? Anche quando si sorpassano, stanno tutti vicinissimi... non è il mio modo di andare in montagna, mi fermo qualche minuto per lasciarli andare avanti e ne approfittiamo per mangiare una barretta.

Ma dov'è la fermata dell'autobus?

Tutta la salita è stata in ombra finché non arriviamo al colle del Lys, dove ci accolgono i primi raggi del sole. Il sollievo è però di breve durata: insieme al caldo del sole arrivano anche folate di vento gelido che trasportano neve. Le sferzate della neve sono come aghi, spesso c'è da fermarsi e voltarsi per non prenderle in faccia.
La pianura vista dal colle delle Piode

In breve tempo siamo al colle delle Piode, dove ci aspetta l'ultimo breve tratto di dislivello per arrivare alla nostra meta: il Ludwigshohe. Le raffiche di vento sono gelide, per far le foto è necessario aspettare tra una folata e l'altra. Il freddo è intenso ma ci godiamo qualche minuto lo stesso il panorama. Per $L e $F è il primo quattromila, per me è il quindicesimo.
Ludwigshohe: la crestina finale e in fondo il Lyskamm
Scendiamo poi direttamente verso sud per il ghiacciaio del Lys, senza più passare dal versante nord e dal colle del Lys. La discesa è tranquilla, il vento è calato leggermente ed è meno fastidioso.
Il Cristo delle Vette al Balmenhorn
 Durante la discesa abbiamo davanti il pendio nevoso della Piramide Vincent, sembra vicinissimo. Il pensiero di salire anche la Piramide mi balena nella testa, faccio due conti con il tempo, stiamo camminando bene ce la si potrebbe fare in sicurezza. Lo escludo subito però, io sono tranquillo, ma non voglio strafare, alla fine per i miei compagni è già una bella impresa quanto fatto finora.
Alla prima occasione di sosta, ecco che $L inizia a farmi domande su com'è la salita alla Piramide, sul fatto che sta bene e si sente in forze, che c'è ancora tempo prima di scendere...
Dopo un rapido consulto e due nuovi calcoli sui tempi, deviamo decisamente verso la Vincent. Siamo in cima in breve tempo: secondo 4000 per $L e $F!!!
Piramide Vincent, si riprende a scendere
 La discesa fino al rifugio è tranquilla, sono in coda alla cordata, ho lasciato davanti $F, ed ho modo di godermi il panorama. $F segue regolarmente la traccia, sole nell'ultimo tratto pianeggiante ha bisogno di qualche indicazione per la strada da seguire tra i crepacci.
Il Garstelet dall'alto, pieno di crepacci
Poco prima di mezzogiorno siamo al rifugio, dove ci attende $E. Panino, fetta di torta, scambi di commenti e di racconti. Verso le due mi tocca fare il cattivo, il tempo passa e noi non siamo ancora a casa: dobbiamo ritornare alla funivia, se non vogliamo passare un'altra notte al rifugio!

Sul ghiacciaio immediatamente sotto alla Gnifetti c'è molta gente, una buona parte che fatica senza ramponi. Decidiamo di calzare i nostri per procedere spediti senza fatica e decidiamo anche di proseguire verso il rifugio Mantova, evitando così la ripida bastionata in discesa. In breve, almeno così ci è sembrato, siamo all'arrivo della funivia pronti per tornare alla civiltà e pronti per organizzare un'altra ascensione!