mercoledì 10 dicembre 2014

Sodadura - Aralalta - Baciamorti

Traccia GPX della gita: download

Sfruttando finalmente una bella giornata sono riuscito a fare una gita con $Brother e $PG. La meta erano i Piani di Artavaggio, dove non ero ancora mai stato (nonostante una lunga frequentazioni delle montagne lecchesi).
Meta scelta: la cima del Sodadura. Prendendo la funivia non è una lunga salita, ma visto che è un po' che non si cammina, meglio partire con calma... poi una volta in cima si vedrà cosa fare.

La salita è tranquilla, il tempo è splendido, il panorama è notevole nonostante la totale mancanza di neve (o quasi).
Panorama dai Piani di Artavaggio
In breve siamo in cima al Sodadura, insieme ad un numeroso gruppo di famiglie. Breve sosta, qualche foto e rapida decisione: proseguiamo lungo la cresto fino all'Aralalta, anche per cercare un po' più di pace e tranquillità!
La cresta che conduce dal Sodadura al monte Aralalta e al Pizzo Baciamorti
Il sentiero percorre l'ampia cresta erbosa che, a parte un breve tratto scosceso subito dopo la cima del Sodadura, procede con dolci saliscendi fino all'ultimo strappo che porta alla cima dell'Araralta. Da lì, in pochi minuti si arriva alla cima del Pizzo Baciamorti, dove è presente una Madonnina.
Visto che fare un giro ad anello è più divertente, per tornare alla funivia scegliamo di fare il sentiero in costa sul versante meridionale. 
Bella gita, da rifare con gli sci ai piedi.

mercoledì 27 agosto 2014

Tete D'Arietta

Panorama dalla Tete d'Arietta, valle di Cogne (click per versione ingrandita):




lunedì 18 agosto 2014

Una Route per la Route Nazionale: Val Cavargna e monti Lariani

Questa primavera mi sono trovato a dover dare una mano al Clan per la preparazione del percorso della Route di quest'estate; percorso particolare perché sarebbe dovuto essere percorso da circa 50 ragazzi nella cornice delle attività per la Route Nazionale 2014Condivido quindi le relazioni e il materiale utilizzato affinché magari possa servire ad altri.
Ho percorso interamente gli itinerari descritti, in due weekend separati: ad inizio maggio (da qui le foto con la neve) e metà giugno.
Nota per i non-scout: per "Route" si intende un trekking di alcuni giorni, percorso generalmente in totale autonomia (quindi con tende e cibo in spalla). Le tratte sono generalmente più brevi dei "normali" trekking per lasciare tempo anche ad altre attività tipiche dello scautismo (vedi).

Itinerario

L’itinerario si sviluppa tra la Val Cavargna e le pendici del monte Bregagno. Si percorre parte del Sentiero delle quattro valli (link) ed un tratto dell’Alta Via dei monti Lariani (link) con qualche deviazione.

Sono possibili due cime: il Monte Bregagno (2107m) salita su prati, senza difficoltà tecniche e molto panoramica, ed il Monte Grona (1736m).

Tappa 1: San Bartolomeo Cavargna > Malè (Madonna della Salute)

Tempo di percorrenza: 1 ora e 30 minuti
Dislivello: 400m in salita, 150m in discesa
Note: le indicazioni dei sentieri (destinazioni, tempi, segnavia) non sono molto evidenti.
Dalla piazza prendere la via lastricata in leggera salita (verso destra rispetto alla piazza, Foto 1) e percorrerla fino alla chiesetta di XXX. Al tornante, non prendere la strada principale che sale (via panoramica) ma stare bassi a destra del tornante (grande freccia sul muro della casa, Foto 2).

Foto 1 - Inizio del percorso (stradina sulla sinistra)
Foto 2 - Inizio del percorso a San Bartolomeo
Proseguire per la strada asfaltata fino al bivio per Oggia e per Costa (20 minuti, Foto 3); tenete la sinistra in direzione Costa. Arrivati alle baite di Costa, tra le case, c’è una curva a gomito verso sinistra e poco dopo una fontana: subito dopo la fontana (e prima di arrivare al termine della strada, dove c’è un piccolo parcheggio e una sbarra) risalite una decina di metri nel prato e seguite la traccia di sentiero verso destra passando davanti alle case. Subito dopo le case vedrete un grande albero con il cartello rosso/bianco/rosso del sentiero 3/barrato (Foto 4).
Foto 3 - Bivio per la frazione di Costa
Foto 4 - L’inizio del sentiero a Costa (notare il minuscolo segnavia 3/barrato)
Da questo punto ci sarà da seguire sempre le indicazione (poche) del sentiero CAI 3/barrato. Per la prima parte del sentiero ci sono anche molti bolli rosa. Traversate il torrente su un piccolo ponte in cemento (15 minuti da Costa, Foto 5) e risalite nel bosco seguendo sempre i bolli colorati; in alcuni tratti il sentiero non è evidente ma la presenza dei bolli è costante, e con un po’ di attenzione la traccia non si perde.
Dopo 50 minuti dall’inizio del sentiero a Costa arrivate ad un bivio con una grossa scritta che indica la direzione verso Alpe Rozza (Foto 6: non seguite quel sentiero verso sinistra ma tenete la destra rimanendo leggermente più in basso: a breve ricompariranno i cartellini metallici del sentiero 3/barrato ma non ci saranno più i bolli colorati. La segnaletica non è mai troppo frequente (attenzione!) ma la presenza dei cartelli CAI è sempre presente.
Foto 5 - Il ponte di cemento sul torrente
Foto 6 - Le indicazioni per Alpe Rozzo, da non seguire 
Proseguite lungo il sentiero, prima nel bosco, poi su mulattiera più ampia fino ad arrivare, in circa 30 minuti, ai prati di Malè ed al santuario della Madonna della Salute (Foto 7).
Foto 7 - L’area picnic ai piedi del santuario della Madonna della Salute

 

Tappa 2: Malè (Madonna della Salute) > S.Amate

Tempo di percorrenza: 4 ore
Dislivello: 700m in salita, 200 in discesa.
Note: Lunga e piacevole camminata tra boschi ed alpeggi. La scelta di fare una tappa un po’ lunga permette di sfruttare al meglio le giornate a disposizione. Da qui in poi le indicazioni sono ben evidenti e la segnaletica nuova e curata.

Dall’area picnic di Malè  ci si incammina verso l’alpe Logone per un sentiero per i primi brevissimi tratti non eccessivamente evidente (dall’altra parte della strada rispetto all’area picnic, Foto 8) ma con frequenti bolli rosso/bianco/rosso.
Foto 8 - L’inizio non troppo evidente del sentiero per l’Alpe Logone
Foto 9 - La sagoma rocciosa del monte Grona
Mantenendo di fronte la sagoma rocciosa ed acuminata del monte Grona (Foto 9) si scende in pochi minuti all’Alpe Logone (1184m). Da qui, una palina indicatrice segnala due possibili percorsi per giungere all’alpe Erba. Seguire il cartello che indica Alpe Erba, Alpe Leveja, Alpe Pisanera. Questo sentiero rimane più alto nel bosco sempre su sentiero rispetto all’altro che scende leggermente e poi risale percorrendo tratti di mulattiera. Durante il percorso è possibile intravedere sulla cresta contro il cielo la cappellina di S.Amate, meta della tappa (Foto 10).
Foto 10 - Si intravede la sagoma della cappellina di S.Amate
In un ora si arriva all’ampia Alpe Erba dove si trova una piccola area picnic con spazio per il fuoco ed un pannello informativo (Foto 11). Si prosegue lungo una mulattiera seguendo le indicazioni per l’Alpe Leveja (1317m, Foto 12) che si raggiunge in circa 40 minuti da dove in 5 minuti si raggiungono i ruderi dell’alpe Pisanera.
Foto 11 - Alpe Erba, area picnic
Foto 12 - Alpe Leveja (1317m)
Si traversa quindi la valle e si segue il sentiero che si inerpica dapprima dolcemente, poi molto più decisamente sul versante occidentale del monte Bregagno, in direzione Alpe Nesdale. Salendo di quota i boschi lasciano spazio ai prati, la salita diventa meno ripida ed i panorami si aprono. Si giunge infine, in 1 ora e 30 dall’alpe Pisanera (3.20/3.30 ore dalla partenza) all’alpe Nesdale (1612m, Foto 13). Qui è possibile eventualmente pernottare, piuttosto che proseguire fino a San Amate (consigliato in caso di temporali). Dall’alpe Nesdale a S.Amate (1623m, Foto 14), punto tappa della giornata, è un breve tratto quasi pianeggiante (30min, 3.50/4 ore dalla partenza).
Foto 13 - Alpe Nesdale (1612m)
Foto 14 - Ultimo tratto di cammino (30min) dall’alpe Nesdale a S.Amate (evidenziato)
Foto 15 - S.Amate (1623m)

 

Escursione: S.Amate > Monte Bregagno > S.Amate

Tempo di percorrenza: 2 ore per la salita, 1 ora 30 min per la discesa.
Dislivello: 650m in salita, 650m in discesa.
Note: può essere bello e molto suggestivo raggiungere la cima del Bregagno all’alba o al tramonto: si può infatti vedere bene il Monte Rosa, le montagne della Val Codera/val Masino, il Bernina, il monte Legnone, le Grigne, i Corni di Canzo…

Dalla chiesetta di S.Amate (1623m) si sale per prati e balze erbose in direzione nord, lungo l’ampio crestone del monte Bregagno. La salita è costante, a tratti un po’ ripida ma senza alcuna difficoltà. Si raggiunge in circa un’ora la cima del monte Bregagnino (1905m) dove è presente un grande ometto di pietre.
Si scende brevemente per una cinquantina di metri e si prosegue sempre in direzione nord verso l’evidentissima ed arrotondata cima del monte Bregagno. Si raggiunge la cima (2107m) in due ore dalla partenza, da lì è possibile ammirare il panorama verso le montagne circostanti ed il lago di Como.

Il ritorno a S.Amate avviene per lo stesso percorso della salita.

Tappa 3: S.Amate > Alpe Rescascia > Rifugio La Canua

Tempo di percorrenza: 1 ora
Dislivello: 150m in salita, 250m in discesa.

Da S.Amate si scende verso il lago seguendo le indicazione per l’alpe Rescascia, giunti alla quale (30min) si prende il sentiero che sale verso il rifugio La Canua (indicazioni) sito poco prima dell’alpe Sumèro (altri 30min, 1 ora complessiva).

Tappa 4: Rifugio La Canua > San Domenico > San Bernardo

Dal Rifugio La Canua si prosegue verso l’Alpe Sumero poco distante (alcune baite, alcune un po’ diroccate) traversando il piccolo ruscello che separa il rifugio dall’alpe. Si scende verso destra per il prato a valle dell’alpe raggiungendo in pochi minuti un piccolo ruscello con alcune opere di canalizzazione. Si traversa su un ponte il ruscelletto e si scende quindi un brevissimo tratto alla destra del torrente, proseguendo poi in costa. All’altezza di una piccola costruzione dell’acquedotto non si scende a sinistra su una evidente traccia, ma si prosegue dritto e poi a destra seguendo i segnavia rosso-bianco-rosso. Il sentiero dopo un primo tratto verso sud-est tende decisamente verso est, scendendo per la massima pendenza con brevi tornanti fino a giungere nei pressi dell’alpe Piazzucco (30min). Raggiungere liberamente il centro delle baite dove è presente una fontana ed i segnavia dell’Alta Via del Lario (sentiero 3, foto). La chiesetta di San Domenico si trova  un paio di minuti immediatamente a valle delle baite, dalla quale è possibile ammirare un buon panorama di Colico e del lago di Como.

Dalla chiesetta di S. Domenico, da cui si raggiunge rapidamente la sovrastante località Piazzucco. Attraversata con qualche difficoltà l’aspra e sassosa Val Quaradella, si raggiunge la bella pineta che ospita i Monti di Naro (1190m, 50 minuti). Dalla fontana posta tra le baite ci si avvia verso il tracciato che prima risale una conca erbosa, poi prosegue in costa, offrendo una ampia vista fino all’alpe n’Alcim (1200m). Poco dopo si arriva alla quota più alta di questo tratto 1250 m, nei pressi della Val Grande. Da qui il sentiero scende gradualmente e tenendosi sulla destra oltrepassando le località di Adacca e Sciresö, per prati si segue la linea della teleferica fino a Brecchio e si arriva infine alle cascine più alte di Labbio (1020m, ore 1,50) dove si trova l’omonimo agriturismo. Lasciato Labbio si segue un marcato sentiero fino alla sella di San Bernardo (1105m) raggiunta in 20 minuti, di fronte al Sasso di Musso. La bocchetta sovrastata dalla omonima chiesetta apre l’orizzonte sulla vallata dell’Albano.

Tappa 5: San Bernardo > Piazze > (Dongo)

Tempo di percorrenza: 2 ore 30 fino a Dongo
Dislivello: 50 in salita, 1000 in discesa.

Dalla chiesa si scende per i prati sul versante opposto al lago. L’ambiente è selvaggio e ricco di attrattive naturali e paesaggistiche, la vegetazione è rappresentata da arbusti e da rado pascolo. La discesa nella valle dell’Albano si svolge attraverso ripidi prati e frequenti vallette sul versante nord del Monte Bregagno e, con un sentiero non sempre evidente, porta al grosso agglomerato di Piazze (800m, 35 min, Fotografia 16).
Si traversa il paese passando tra le case (molte delle quali in rovina) fino a giungere alla cararreccia sterrata (nei pressi c’è la cappellina della Fotografia 16).
Foto 16 - Cappellina nei pressi dell’abitato di Piazze
Si segue la strada sempre in discesa e tenendo generalmente la destra nei bivi, si svolta un tornante a destra e dopo una brusca curva a sinistra tra i castagni, si imbocca una traccia sulla destra (sempre larga e percorribile da una macchina, Fotografia 17).
Fotografia 17 - Strada poco prima del bivio a destra (si intravede nel prato la traccia)
Il sentiero si inoltra nel bosco fino a delle opere idrauliche che si sorpassano su un ponte.
Foto 18 - Opere idrauliche, poche decine di metri dopo il bivio
Da qui il sentiero si fa più stretto sempre nel bosco di castagni, più o meno in piano fino a giungere alla frazione di Costa che si traversa passando tra le case. Il sentiero prosegue poi dopo la fontana del paese, stretto ed in leggera discesa per arrivare in breve all'abitato di Tegano.

Lo si attraversa nuovamente senza percorso obbligato e si trova la strada sterrata che porta fino a Dongo. Da qui ricominciano i segni rosso-bianco-rosso che ci accompagneranno fino a Dongo. La strada rimane sempre prevalentemente sterrata, con qualche tratto cementato fino a poco prima dell’abitato di Dongo.

Informazioni logistiche

Punti di appoggio

Malè (1201m): Area picnic nei pressi del santuario della Madonna della Salute. Tavoli e griglie, spazio per tende. Acqua sul posto e a fianco della chiesa.
Alpe Nesdale: Alpeggio con pascoli intorno. Possibilità di bivacco (servizi e cucina) e spazio per tende. Contatti per ‘Baita Nesdale’ (10 posti letto, servizi, cucina, prezzo €10 a persona): uffici comunali di Plesio 034437065, oppure Andrea 3284666998 oppure Massimo 3397278930. Prenotare almeno 5 giorni prima.
San Amate(1623m): Piccola cappella con portico. Spazio per tende in abbondanza. Fontana nelle immediate vicinanze. Può essere il punto di partenza per le escursioni al monte Bregagno e/o al monte Grona.
Molto panoramico, possibile che sia ventoso, essendo in cresta.
Rifugio La Canua (1520m)Rifugio dell’Organizzazione Mato Grosso, sito nei pressi dell’alpe Sumèro. Rifugio in muratura, acqua, spazio per tende. Contatti: 3358097897, info@rifugiocanua.it
San Domenico (1140m): Chiesetta con spazi nei pressi. Gli spazi all’intorno ci sono ma non è chiaro se siano spazi demaniali oppure privati. Acqua al centro del gruppo di baite (5min)
San Bernardo (1105m): Chiesetta con spazi nei pressi. Chiesetta con piccolo portico. Ampi spazi per tende (buona parte in piano. Acqua e due tavoli picnic nei pressi.Panoramico.
http://www.vienormali.it/montagna/cima_scheda.asp?cod=2097

Mezzi pubblici

Esistono autobus Como-Menaggio (linea C10 Como-Menaggio-Colico) e Menaggio-San Bartolomeo (linea C14 Menaggio-Porlezza-Cavargna).
Riferimenti compagnia: http://www.asfautolinee.it/lineeeorari/orariolineeinpdf/extraurbanalago.aspx.

Cartografia

  • Carta nazionale svizzera, 1:25000 (accessibile online): disegno molto preciso ma numerazione sentieri non indicata
  • Charta Itinerum, 1:50000 (foglio 3, scaricabile): disegno accettabile, numerazione sentieri indicata, pochi toponimi. Utile per capire i tracciati dei sentieri, inutile sul campo.
  • Kompass, Lago di Como – Lago di Lugano, 1:50000 inutile ed approssimativa

Download

Le Rotte GPS delle varie tappe (download file zip con tutte le rotte):


Download relazione completa in formato pdf.
Download cartografia dell'itinerario.

mercoledì 9 aprile 2014

Now!

Che ore sono in Cina? e negli USA?
Ecco un bello strumento rilasciato dal buon XKCD:


Link al sito xkcd: http://xkcd.com/1335/

lunedì 7 aprile 2014

Lac de Vercoche

Continuo la pubblicazione di vecchi post lasciati a metà da troppo tempo... Questa volta si tratta di una gita risalente addirittura ad ottobre 2012.  La meta era il Lac de Vercoche, nella valle di Champorcher:

Tra i larici dorati

La conca del Lac de Vercoche

Luci Autunnali

mercoledì 2 aprile 2014

Cima di Valtendra

Facendo un po' di ordine nel blog, ormai "impolverato" da un po' di tempo ho ritrovato un post abbandonato relativo ad un gita fatta in settembre. Non ho tempo di completarlo, ma mi limito a pubblicare qualche foto.

La meta era la Cima di Valtendra, da San Domenico. Una gran bella (e lunga) gita, di grande soddifazione e con ampi panorami.

Una relazione la si può trovare qui: http://www.gulliver.it/itinerario/59227/

Pascoli nei pressi di Pian Sass Mor


Sulle pietraie nei pressi della cima
Sulla via del ritorno...

lunedì 3 febbraio 2014

Tutto intorno a te

Riporto un bell'articolo apparso sulla rivista dell'AGESCI, Proposta Educativa. Il link all'articolo originale è questo: http://www.agesci.org/propostaeducativa/news.php?readmore=158


Il motivo per il quale siamo infelici? Forse perché cerchiamo la felicità nel posto sbagliato.Innanzitutto confondiamo l’essere felici con un generico stare bene. Stare bene (espressione ambigua e fuorviante) vuol dire che nessuno mi rompe le scatole, che ho il mio momento di pace (mio sacrosanto diritto!), che fra un po’ cominciano le ferie, che i bambini finalmente dormono. Tranquillità, quiete. Posso fare quello che voglio. Mi siedo, mi accendo una sigaretta, mi verso una birra: sto bene. Mi godo il panorama, fantastico tramonto, il vento mi accarezza i capelli… mi guardo un bel film, ascolto musica: oh, come sto bene. L’altro giorno una persona alla quale voglio bene mi dice che ogni tanto, per “stare bene”, si fuma uno spinello. Un’altra, che studia duramente tutta la settimana, il sabato sera deve eccedere con l’alcol. Così sta bene. I suoi occhi hanno un riflesso che esprime del vuoto. Facciamo tante cose, per stare bene. In fin dei conti però tutte queste cose ci danno solo un’emozione che dura poco, pochissimo. Oppure addirittura, ecco il paradosso, per stare bene facciamo cose che ci fanno stare male. C’è qualcosa in noi che ci allontana dalla vita.

Dove sta dunque l’errore? In una errata percezione della realtà? Questo modo di cercare la felicità (nel senso dello stare bene) ha due premesse fasulle. La prima è che l’individuo esista a prescindere dagli altri. La seconda è che ciò che conta è solo il presente (meglio: l’attimo presente).


La prima premessa è falsa. Tutti noi esistiamo solamente in relazione agli altri. Sono altri che ci hanno messo al mondo, altri che ci hanno fatto e ci fanno crescere, altri che ci permettono di vivere, altri per i quali viviamo. Fisicamente né spiritualmente esiste un “io” indipendente da un “tu” e da un “noi”. Se qualcuno possiede la prova contraria, me la presenti.Aggiungo che la concezione cristiana di Dio esclude persino che Dio stesso possa esistere “da solo”. Tanto è vero che lo si descrive come una comunità (la Trinità) nella quale l’unità è data dalla relazione di tre persone che ci sono l’una per l’altra. Il Dio-solo non esiste. Se c’è, è un Dio-comunità-di-amore e (di conseguenza) un Dio-con-noi.La seconda premessa è altrettanto irreale. L’attimo presente è del tutto inafferrabile. È un punto. Nel momento in cui lo penso, è già passato. Ancorare la propria vita (anche affettiva) all’attimo presente significa costruirla sul nulla. Se il presente ha le dimensioni di un punto, è inconsistente. Esistono molto di più il passato e il futuro. Diciamo pure che la dimensione dell’essere, alla quale siamo chiamati, si articola in un continuum di passato, presente e futuro. La felicità ha a che vedere con questo continuum, con l’eternità (che racchiude ciò che c’è di buono nel nostro passato-presente-futuro), piuttosto che con un attimo presente che, a pensarci bene, è tutto tranne che presente.


Sbagliamo quando abbiamo lo sguardo perennemente rivolto al passato, sbagliamo quando viviamo proiettati solo in un domani che ancora non c’è (e che sarà sempre domani), sbagliamo a cercare di nutrirci di un attimo inafferrabile perché inconsistente. L’oggi, invece, è una cosa diversa. È il luogo della vita e dell’impegno ed è la sintesi di ciò che è stato e ciò che sarà (le due  cose ci danno ciò che è). L’oggi, non l’attimo. L’oggi può essere vissuto pienamente solo nell’ottica dell’eternità. Del per sempre.Carpe diem: credo ci sia una radicale differenza tra “vivere il proprio giorno” e “cogliere l’attimo”.Ecco dunque la felicità: non la troveremo in un attimo fuggente e nemmeno in un io ripiegato su se stesso. Entrambe le cose non c’entrano con la vita. La contraddicono. Poter vivere l’attimo e doversi occupare in primo luogo di se stessi sono l’inganno della società dei consumi e dei suoi astuti ideologi. Servono a deresponsabilizzare. A convincerci che nessuno ci chiederà conto e, soprattutto, a non chiedere conto a nessuno. I paraocchi che ci vogliono concentrare lo sguardo sull’attimo presente servono a farci perdere la memoria (la nostra storia che contiene tutto ciò di cui siamo espressione) e ad impedirci di vedere come nel futuro ci siano tutte le conseguenze delle nostre azioni e delle nostre scelte (e non scelte) di oggi.


La felicità nell’attimo fuori dal tempo e nell’io autocentrato non c’è affatto. In questi non-luoghi ci sono solo ingannevoli ed effimere emozioni. La felicità non può essere nella (non)dimensione dell’istante, ma è in quella dell’eternità, del per sempre. Così anche: la felicità “solo mia” non esiste. Esiste invece la felicità condivisa. In fin dei conti: la felicità di tutti e di ciascuno.Ecco perché lo scautismo (e l’educazione in genere) va controcorrente. Per usare un linguaggio R/S: prevede un cammino che, come ogni cammino è fatto di un “da dove” e di un “verso dove” (la strada). Prevede che questo cammino venga percorso “insieme” o comunque in relazione ad altri (la comunità). Prevede che su questo cammino io scopra e cominci a vivere il mio “esserci per gli altri” (la comunità e il servizio), che prenda la mia vita e la “spezzi” in memoria di chi l’ha spezzata per tutti (il servizio che crea comunità/comunione).


Amicizie vere, rapporti di coppia, matrimonio, famiglia, rapporti genitori-figli, scelte di vita comunitaria e di servizio… tutto ciò ha senso se è vissuto nella dimensione della continuità di ciò che è buono (l’eternità) e se mette al centro il tu, anziché l’io. Non c’è vero amore senza libertà. Non c’è vera libertà senza responsabilità. Siamo responsabili della felicità delle persone che la vita ci affida. Nel vivere per alimentare la loro felicità troveremo la nostra. Faremo del bene, saremo nel Bene. E magari staremo bene davvero.Bill

mercoledì 29 gennaio 2014

E' di nuovo route!

I pensieri di oggi non sono da spiegare, sono da cantare.
E questa canzone li rende bene!

Viene il giorno in cui chiedi a te stesso dove voli 
viene il tempo in cui ti guardi e i tuoi sogni son caduti
E' il momento di rischiare di decidere da soli
non fermarsi e lottare per non essere abbattuti

   Spingerò i miei passi sulla strada
   passerò tra i rovi e l'erba alta
   la gioia m'ha trovato la pienezza
   non starò più seduto ad aspettare

Sulle spalle una mano che si spinge a trattenere
vuol fermare l'avventura ma ritorno a camminare
ho incontrato troppa gente che mi ha dato senza avere
voglio dare queste braccia non c'è molto da aspettare.

E' parola come vento tra le porte quella stretta
gli uni gli altri nell'amore non avere che un canto
questo tempo non ha niente da offrire a chi aspetta
prende tutto prende dentro sai fin dove non sai quanto.

Non è strada di chi parte e già vuole arrivare
non la strada dei sicuri dei sicuri di riuscire
non è fatta per chi è fermo  per chi non vuol cambiare
E' la strada di chi parte ed arriva per partire.