lunedì 15 ottobre 2012

Ancora 4000!

Nota: sono rimasto un po' indietro con la pubblicazione dei post; provvederò a recuperare nei prossimi giorni.

L'ultimo fine settimana di agosto sono riuscito ad andare nuovamente in montagna. Questa volta a farmi compagnia c'erano $F e $L, alla loro prima esperienza in alta quota. Non essendomi mai legato in cordata con loro ho scelto come destinazione una zona me conosciuta: il Ghiacciaio del Lys, sul versante valdostano del Monte Rosa.

Quindi si parte da Alagna con l'ovovia fino a Pianalunga, e i due funifor per il passo dei Salati e per il ghiacciaio d'Indren. Qui c'è la prima triste sorpresa: il ghiacciaio d'Indren è ormai ridotto ai minimi termini, il canale che porta verso il ghiacciaio del Garstelet è interrotto da un salto di roccia, veri e propri ruscelli scorrono sulla superficie del ghiacciaio...

Il ghiacciaio d'Indren, sempre più martoriato dalle alte temperature
Ci prepariamo e ci incamminiamo sul ghiacciaio, in direzione della bastionata che separa il ghiacciaio d'Indren dal ghiacciaio del Garstelet. La salita è resa divertente dalla felicità di $E, estasiata ed esaltata, dal fatto di camminare su un ghiacciaio nonostante ci accompagnerà solo fino al rifugio. Il resto del percorso fino alla capanna Gnifetti è tranquillo, solita fatica a salire tra canaponi e scalini, solito tratto di ghiaccio molle, solita fatica per fare gli ultimi scalini sotto al rifugio...

Dopo pranzo ci riattiviamo e scendiamo nuovamente sul ghiaccio, alle spalle del rifugio, per fare un po' di scuola: progressione, manovra di auto arresto, cordata, recupero da crepaccio, ecc... Poi tutti a far merenda e a studiare i piani per il giorno seguente.

Per $L e $F è la prima volta su ghiacciaio, quindi decido di prendere più tempo e propongo sveglia alle 4.30 e partenza entro le 6.00. Alla mattina partiamo che è ancora buio: attraversiamo il pianoro dietro al rifugio zigzagando tra i crepacci alla luce delle frontali. Mi rendo conto che i miei compagni di cordata mi seguono senza troppo realizzare il gran numero di crepacci che ci circondano; dal canto mio sono piuttosto tranquillo, la notte è stata sufficientemente fredda da consolidare i ponti di neve che attraversiamo.
Arriviamo al centro della lingua principale del ghiacciaio del Lys, e la traccia comincia a salire decisamente. Conosco il percorso per averlo già fatto più volte, inizio la salita con calma cercando di mantenere il passo regolare. Non so come reagiranno $F e $L alla quota, prendo quindi un ritmo leggermente più lento, per dar modo al loro organismo di abituarsi allo sforzo in quota.

Proseguiamo incrociandoci continuamente con altre "cordate" dirette tutte alla Capanna Margherita. Ci sono veramente tante cordate molto numerose, sei, sette, anche otto persone tutte intruppate dietro la guida. Capisco che il percorso è facile, ma è davvero il modo giusto di andare su ghiacciaio? Anche quando si sorpassano, stanno tutti vicinissimi... non è il mio modo di andare in montagna, mi fermo qualche minuto per lasciarli andare avanti e ne approfittiamo per mangiare una barretta.

Ma dov'è la fermata dell'autobus?

Tutta la salita è stata in ombra finché non arriviamo al colle del Lys, dove ci accolgono i primi raggi del sole. Il sollievo è però di breve durata: insieme al caldo del sole arrivano anche folate di vento gelido che trasportano neve. Le sferzate della neve sono come aghi, spesso c'è da fermarsi e voltarsi per non prenderle in faccia.
La pianura vista dal colle delle Piode

In breve tempo siamo al colle delle Piode, dove ci aspetta l'ultimo breve tratto di dislivello per arrivare alla nostra meta: il Ludwigshohe. Le raffiche di vento sono gelide, per far le foto è necessario aspettare tra una folata e l'altra. Il freddo è intenso ma ci godiamo qualche minuto lo stesso il panorama. Per $L e $F è il primo quattromila, per me è il quindicesimo.
Ludwigshohe: la crestina finale e in fondo il Lyskamm
Scendiamo poi direttamente verso sud per il ghiacciaio del Lys, senza più passare dal versante nord e dal colle del Lys. La discesa è tranquilla, il vento è calato leggermente ed è meno fastidioso.
Il Cristo delle Vette al Balmenhorn
 Durante la discesa abbiamo davanti il pendio nevoso della Piramide Vincent, sembra vicinissimo. Il pensiero di salire anche la Piramide mi balena nella testa, faccio due conti con il tempo, stiamo camminando bene ce la si potrebbe fare in sicurezza. Lo escludo subito però, io sono tranquillo, ma non voglio strafare, alla fine per i miei compagni è già una bella impresa quanto fatto finora.
Alla prima occasione di sosta, ecco che $L inizia a farmi domande su com'è la salita alla Piramide, sul fatto che sta bene e si sente in forze, che c'è ancora tempo prima di scendere...
Dopo un rapido consulto e due nuovi calcoli sui tempi, deviamo decisamente verso la Vincent. Siamo in cima in breve tempo: secondo 4000 per $L e $F!!!
Piramide Vincent, si riprende a scendere
 La discesa fino al rifugio è tranquilla, sono in coda alla cordata, ho lasciato davanti $F, ed ho modo di godermi il panorama. $F segue regolarmente la traccia, sole nell'ultimo tratto pianeggiante ha bisogno di qualche indicazione per la strada da seguire tra i crepacci.
Il Garstelet dall'alto, pieno di crepacci
Poco prima di mezzogiorno siamo al rifugio, dove ci attende $E. Panino, fetta di torta, scambi di commenti e di racconti. Verso le due mi tocca fare il cattivo, il tempo passa e noi non siamo ancora a casa: dobbiamo ritornare alla funivia, se non vogliamo passare un'altra notte al rifugio!

Sul ghiacciaio immediatamente sotto alla Gnifetti c'è molta gente, una buona parte che fatica senza ramponi. Decidiamo di calzare i nostri per procedere spediti senza fatica e decidiamo anche di proseguire verso il rifugio Mantova, evitando così la ripida bastionata in discesa. In breve, almeno così ci è sembrato, siamo all'arrivo della funivia pronti per tornare alla civiltà e pronti per organizzare un'altra ascensione!

giovedì 23 agosto 2012

Hike!

ovvero Traversata Alta e Traversata Bassa delle Grigne in solitaria 

 
L’hike è un momento di avventura irrinunciabile. È un’occasione significativa per apprezzare il dono di un tempo per riflettere con se stessi e pregare individualmente, dominare le proprie paure, sentire il bisogno e scoprire la gioia dell’incontro con l’altro sulla strada. Viene vissuto in uno stile di severa essenzialità, sperimentando la dimensione di povertà. 

Questi giorni dopo ferragosto sono giorni difficili: la ripresa del lavoro dopo i campi scout, l'essere in città da solo con tutti gli amici, conoscenti e parenti in vacanza, il gran caldo che fiacca il morale... Qualsiasi cosa da fare pesa come non mai e le giornate scorrono inconcludenti.
Devo darci un taglio: faccio lo zaino e mi metto sulla strada.
Parto.

Cartina del percorso (ingrandibile)

La partenza e la notte

Mi metto in marcia dai Piani Resinelli che sono ormai le 20.15: il Sole è già tramontato ma è ancora molto chiaro. Seguo il sentiero per la cresta Cermenati. Fa caldo. Molto caldo. Sudo. Pausa, barretta, acqua. Riprendo il cammino. Pian piano salgo e pian piano diventa sempre più buio. Conosco il sentiero, so dove fare attenzione per non perdere la traccia ma la strada è sempre lunga. Compaiono le stelle, vorrei fermarmi a contemplarle ma non è ancora il momento: solo in cima sarà possibile!
Con la salita anche i cattivi pensieri restano a valle... "Terra di betulla, casa del castoro, là dove errando va il lupo ancor..." il canto, anche se solo sussurrato aiuta. La calma pian piano entra nel cuore. Si sale ancora: il sentiero è formato da pietre e sfasciumi di roccia chiara che nella poca luce risaltano sullo sfondo dei prati scuri circostanti. C'è ancora di strada, l'altimetro sancisce la dura realtà.
"Misericordias Domini in æternum cantabo" con il canto, la fatica si trasforma in preghiera. Tranquillità. Serenità. Un passo dopo l'altro. Ancora. Si sale.
Sono al canale, manca davvero poco ora. «Attento - mi ripeto - non devi abbassare la guardia. Ricordati che sei solo!». Non posso certo permettermi un passo falso. Fatica, fame, stanchezza. Come mi sembrano lontane ora le piccolezze e le menate di quando ero a casa in pianura... Questo è davvero vivere! Grazie Signore che mi dai la possibilità di essere qui!
Ecco le catene, ancora pochi passi e sono arrivato... ci sono, sono ancora una volta in cima alla Grignetta! Il luogo mi è familiare e mi dirigo verso il bivacco. C'è altra gente, avrei preferito essere solo, ma posso fare come se lo fossi: mi cambio, mi preparo un the, mangio qualcosa.




Lecco by Night Grigna Settentrionale e rifugio Brioschi
Grignetta: Croce di Vetta
Sotto di me il panorama delle città illuminate, sopra di me solo stelle, intorno niente altro. Non ho parole per descrivere quello che vedo e le emozioni che provo. Mi metto a far foto. Con calma. Lunghe esposizioni. Intanto intorno a me svolazzano degli uccelli dal volo silenziosissimo: gufi? altri rapaci notturni?

Grignetta: bivacco Bruno Ferrario

Mi preparo per la notte: nel bivacco sono già in quattro, anche se c'è posto dormo all'aperto. Mi sistemo su un piccolo spiazzo, riparato dal vento da nord, ai piedi della croce di vetta. Saccopiuma e metallina per ripararmi dall'umidità della notte. Non fa freddo. Sistemo lo zaino e mi infilo nel sacco.
 

L'alba

Alle 6.00 sono già sveglio, il sole non è ancora sorto. Ho tutto il tempo di fare qualche foto, sistemare il sacco a pelo e fare colazione nell'attesa dell'alba.

Luci prima dell'alba...
Una leggera brezza rinfresca l'aria. Intorno a me, sotto di me, un mare di nubi avvolge la pianura. Pace. Silenzio. I raggi di sole compaiono quasi all'improvviso e colorano il mondo circostante. La luce è abbagliante. Mi sento vivo come non mai.




Il silenzio è assordante: solo ronzio di mosche, ogni tanto il vento porta qualche abbaiare di cane lontano o i suoni dei campanacci delle mucche giù in valle. Guardo la vetta delle Grigna Settentrionale, il Grignone, con il rifugio Brioschi, proprio sulla cima. È lì, al sole, sembra vicinissimo. Non ho fretta di partire, mi godo il fresco e la tranquillità.
Aveva ragione quel tale che diceva che «Non hai mai scalato veramente una montagna se non ci hai dormito in cima». Le emozioni non possono essere scritte a parole: non c'è che da provare!
Guardo ancora il percorso della Traversata Alta, rileggo ancora una volta la relazione dell'itinerario. Ho un po' di timore nell'abbandonare il terreno conosciuto ed avventurarmi verso un percorso mai fatto. Da solo. 

Ho sempre vissuto la montagna in compagnia. Perché condividere le esperienze è bello, ma anche per questioni di sicurezza: essere soli amplifica le conseguenze di un qualsiasi incidente, anche se banale.
Questa volta però voglio sperimentare davvero la montagna in solitaria. Una coppia che ha dormito nel bivacco mi chiede indicazioni sull'itinerario della Traversata Alta, anche loro vogliono fare quel percorso. Ecco, sapere che ci sarà qualcuno dietro di me, scaccia le ultime paure, chiudo lo zaino, stringo gli scarponi e parto.

La Traversata Alta

L'inizio e a dir poco brutale: una catena che pende su un versante che precipita apparentemente in verticale. Iniziando la discesa poi si trovano tutti gli appigli e gli appoggi. Attenzione. In caso di incidente non c'è nessuno che mi possa aiutare. Concentrazione. Calma. "In manus tuas, Pater, commendo spiritum meum" Ancora una volta cantare, anche solo mentalmente, aiuta la concentrazione. Si scende. Attenzione alle catene. Ok, bene, qui la catena se la potevano risparmiare. Ma perché invece qui non c'è? Calma. Un passo. Poi un altro. Le punte degli scarponi si aggrappano saldamente anche alle tacchette di roccia. Sento il corpo obbedire fedelmente, la mente è libera.


 Primo tratto di sentiero (sinistra) e canaloni della grignetta (destra)

Ora si prosegue su sentiero, ora è facile, ma intanto nebbie salgono da valle: presto avvolgeranno tutto. Ed intanto riprendono le catene, questa volta in salita: sono arrivato allo scudo Tremare. La roccia qui è meno buona, ci sono sfasciumi e si muove un po' tutto. Dietro di me ci sono due ragazzi: mi avevano sorpassato poco prima e li avevo visti prendere decisi il bivio per il rifugio Rosalba, se ora sono qui avevano decisamente sbagliato a leggere le indicazioni. Non mi danno grande affidamento. Li sento parlare, uno di loro racconta di aver già tentato la traversata e di essersi perso. Li sento smuovere continuamente sassi, devono stare più attenti! Ed io devo tenerli dietro di me se non voglio ricevere qualcosa in testa.

Ci sono lunghi tratti di facile e divertente arrampicata. Ora salgo in scioltezza, come quando arrampico da primo: questa volta mi sembra di essere capocordata di un compagno invisibile. Continuo a salire senza fretta, scegliendo il percorso, le prese, gli appigli e gli appoggi, molto spesso senza toccare nemmeno la catena.
Ormai sono nelle nuvole, non fa caldo ma l'umidità è opprimente. Sudo. Sudore negli occhi. Pausa. I due ragazzi mi sorpassano e proseguono. Barretta. Acqua. Riparto. Ancora un po' di arrampicata e sono sulla cresta. Finalmente un po' di brezza.
Sono di nuovo solo. Solo, ma con me sento anche Francesco. Anche lui amava la montagna, così tanto da rimanerci per sempre su. Da quell'estate del '99 sul Monte Rosa, tante volte, in ogni difficile ascensione o davanti a panorami mozzafiato mi torna in mente il suo sorriso.


Percorso iniziale della traversata (sinistra) e rocce nella nebbia (destra)
Le nebbie si diradano. Ecco il rifugio, ecco la meta! C'è ancora delle strada da fare, il rifugio è in alto. La stanchezza è tanta, ma ormai e tutto solo sentiero. Tiro fuori i bastoni. Ho sete. Berrò in cima. Ho fame. In cima! Un passo. Poi un altro. Sono in vetta.
 

In vetta al Grignone

Dio mio, che panorama! Ancora una volta resto a bocca aperta di fronte alle alpi. Nonostaste l'aria umida, l'orizzonte è ampio.Un rapido sguardo all'orologio: circa tre ore, comprese le soste, per tutta la traversata, bene sono in orario! Posso mettermi a fare foto con calma.

La Grignetta emerge dalle nuvole, lontana

Paorama verso sud, verso la pianura (si vede ancora la Grignetta)
Ancora qualche foto... cerco di vedere il percorso fatto, ma è tutto coperto dalle nuvole: solo si vede la cima della Grignetta spuntare dalle nubi, lontana, molto lontana.

Altre foto dalla vetta della Grigna Settentrionale
Un boccone, due sorsi d'acqua, mi studio l'itinerario. Da qui ai Piani Resinelli dove ho la macchina mancano ancora altre 3 ore se non 3 ore e mezza! Ancora una fetta di salame, un altro sorso d'acqua: zaino in spalla e in marcia!

Il ritorno per la Traversata Bassa

Forza c'è ancora molta strada da fare. Passo veloce per sfruttare la discesa, non troppo veloce per non stancarsi troppo in fretta. Attenzione. Sasso. Salto. Ghiaia. Salto. Sasso. Passo elastico, reattivo, come si impara dopo tanti anni in montagna. Via che si scende. Un occhio all'altimetro, il Pialeral è ancora tanto in basso: dai 2420 della vetta devo arrivare a meno di 1400. Il caldo aumenta. In mezzo ai pascoli tra l'una e le due non c'è molta aria ed il Sole picchia. Le baite del Pialeral sono in vista, c'è ancora strada da fare. Pausa! Forza.
Ancora via di corsa in discesa: mi sembra che anche i piedi abbiano gli occhi, sempre precisi nel posto giusto, sempre pronti a riprendere l'equilibrio quando il terreno si smuove. Quasi come una danza. Il tempo è relativo:  nei tratti più delicati sembra che il tempo rallenti, tra un passo e l'altro ho il tempo di scegliere dove mettere il passo successivo e mi sembra di fare i movimenti al rallentatore, ma sto correndo!
Il caldo aumenta ancora. Sto anche finendo l'acqua. Mi resta meno di mezzo litro. Serve una fontana. Laggiù c'è quella che sembra un'area pic-nic: lì ci deve essere.
Infatti. Fresca, gustosa, dissetante... ci voleva. Tolgo la maglietta e mi lavo! Chi da per scontato che quando ha bisogno di acqua basta aprire il rubinetto non può capire la soddisfazione di arrivare alla fonte affaticati, assetati ed accaldati.
Proseguo. Il sentiero che mi riporterà ai Piani Resinelli, la Traversata Bassa, si inoltra in uno splendido e fitto bosco. Fa fresco finalmente. Il sentiero è però tutto in saliscendi: in ogni tratto in discesa le gambe sono più dure del precedente, ogni tratto in salita lo affronto sempre più lentamente. La stanchezza aumenta.

La grignetta: dal canalone e dall'alpe Mus'cera

Si vede in fondo una grande stalla, dovrò passare lì vicino: ma perché sembra non avvicinarsi mai? Fatica. Voglia di fermarmi e riposare. Non si può devo tornare. Sono stanco. Ora non penso più, solo un passo dopo l'altro. Ecco gli alpeggi, ecco di nuovo la Grignetta, ecco la grande stalla, ecco le indicazioni "Resinelli 40 minuti". 40 minuti? Ancora?!?! Il sentiero diventa una larga strada in terra, un polverosissima strada sterrata. C'è tanta gente, la vedo arrivare con sedie sottobraccio, borse frigo e infradito: tutti che vengono qui a fare il picnic.
Asfalto! Le mie ginocchia stanche se ne accorgono subito. Ma posso solo fare finta niente, ormai manca talmente poco... Ecco il grande parcheggio, ecco la macchina: sono arrivato!

Note sull'itinerario

Riferimenti: Guida dei Monti d'Italia, volume 'Le Grigne'
Cartografia: Kompass n.105 (con i limiti e le imprecisioni consuete di tali carte)

lunedì 13 agosto 2012

Rientro alla vita normale

Ed eccoci di nuovo al lavoro... c'è ancora da riposarsi il 15 e il 16 agosto e poi non si prende più fiato fino al ponte del 1 novembre!

Ho dedicato queste ferie allo scautismo: prima il campo con i ragazzi del reparto, poi ho tenuto un campo di formazione per capi. Sono stati quasi 20 giorni di vita da campo, di vita essenziale e comunitaria.

Una sola foto che può riassumere queste due settimane:

Fuoco di bivacco

martedì 17 luglio 2012

Monte Colmet

Il weekend sarebbe dovuto essere un fine settimana di alpinismo. Pianificato da mesi. Desiderato.
Poi ho guardato le previsioni del tempo e la decisione è stata di rinunciare: perturbazione da nord, vento tempestoso sulle creste di confine, possibili temporali, freddo. Ok, serve una gita di ripiego.

La scelta è caduta sul Monte Colmet, 3024m nei pressi di Morgex, in Valle d'Aosta.
 Gita di grande soddisfazione nonostante il panorama fosse coperto da un bel po' di nuvole e facesse un bel po' di freddo. Però ha confermato la correttezza della scelte: infatti tutte le cime a nord della Vallée erano coperte di nuvole. Ho poi letto la sera che due alpinisti sono morti sul Monte Bianco per il freddo dopo essersi smarriti nella nebbia. Mah... Da parte mia sono convinto che le montagne non scappino: se questa volta non posso andare su ghiacciaio, ci andrò un'altra volta...

Il percorso è molto vario: inizia dal Colle di San Carlo con un stradina pressoché in piano fino al Lago di Arpy.
Lago di Arpy: la cima nelle nuvole è il Monte Colmet, la nostra meta.
Dal lago il sentiero diventa finalmente un sentiero e comincia a salire con passo regolare fino ad alcune serie di gradoni che permettono di giungere al lago di Pietra Rossa.
Già dall'ultimo tratto di salita si può ammirare un panorama impressionante su tutto il Monte Bianco. Noi ci siamo limitati a d intravederlo tra gli scorci lasciati dalle nuvole.
Il Monte Bianco visto dal lago di Pietra Rossa
Il sentiero a questo punto scompare per lasciar posto ad una traccia fatta con qualche freccia gialla e molti ometti. Divertenti roccette e qualche nevaio portano alla selletta tra la cima settentrionale e la cima meridionale, dove è anche presente un vecchio ricovero in pietra. Ci dirigiamo verso la cima Nord, più facile anche di qualche metro più bassa della cima Sud. Veloci fotografie e poi immediata discesa: il vento è freddissimo e arrivano persino alcuni fiocchi di neve (o ghiaccio?).
Foto dalla cima: lago di Pietra Rosa e panorama sulla Valle d'Aosta
Durante la discesa c'è ancora il tempo di godersi la grandiosità degli spazi ed immaginare come sarebbe stato senza tutte quelle nuvole... da ritornarci... magari piantando una tendina al lago di Pietra Rossa...

mercoledì 4 luglio 2012

Capanna Forno

Nel fine settimana sono andato a camminare con $D, un suo amico ($F) ed un'amica del suo amico ($L). La meta era una valle laterale del passo del Maloja, in Svizzera: la valle del Forno. Nonostante frequenti l'Engadina da più di trent'anni (la prima volta che ci sono stato non camminavo), quella valle non la conoscevo ancora. Anzi, non ne conoscevo nemmeno l'esistenza!

Beh, l'esplorazione è stata proficua: a poco meno di un'ora di cammino dalla macchina si raggiunge il Lac de Cavloc, uno dei posti più belli che abbia mai visto!

Lac de Cavloc
Purtroppo le foto non rendono l'atmosfera da fiaba che si respirava sulle rive di quel lago, sembrava davvero di essere in una cartolina. Già di per sé, il lago, è un posto che merita la gita: mi sento di consigliarla anche ai camminatori meno allenati.

Il sentiero procede salendo leggermente ancora brevemente nel bosco per poi inoltrarsi nelle pietraie moreniche. Non è un sentiero faticoso, ma la distanza che separa dal ghiacciaio è notevole e il dislivello minimo.

Verso il ghiacciaio
La fronte della Vadrec del Forno, in parte coperta dai detriti
 La fronte del ghiacciao, la Vadrec del Forno, la si raggiunge in un paio di ore di cammino dal lago. Il sentiero per la Capanna del Forno prosegue sul lato sinistro del ghiacciaio: dapprima molto coperto di detriti, poi più pulito.
La bandiera della Capanne del Forno CAS
Per arrivare al rifugio è necessario poi inerpicarsi sulla morena e poi su alcune cenge un po' esposte (e messe in sicurezza con cavi e addirittura una scaletta). La vista dell'immancabile bandiera svizzera rincuora sulla vicinanza del rifugio.
Dalla capanna si gode della panoramica sull'intero ghiacciaio, che ricorda da vicino il (molto) più grande Aletschgletscher.
Vadrec del Forno
Il ritorno è senza storia, e piuttosto lungo: ci vuole più o meno lo stesso tempo che a salire. Chiacchierando però la strada vola via veloce.


giovedì 21 giugno 2012

Ricordi di Maturità

Leggendo questo post, mi sono tornati alla mente un po' di ricordi risalenti a 5, 10, 15 anni fa (un bel po'... già, ormai sono vecchio...).

Siamo a giugno 1997: finalmente riesco ad arrivare all'esame di maturità, agognata conclusione dei sudati anni passati nelle aule del liceo scientifico della mia città.
Il percorso è stato piuttosto travagliato, bocciatura in prima, in seconda latino e matematica da riparare (allora c'erano ancora gli esami a settembre), triennio poi in crescendo, ma sempre restando in quella fascia grigia a cavallo della sufficienza. L'anno della quinta però era stato di qualche soddisfazione, gli argomenti erano interessanti, finalmente avevo trovato un discreto ritmo nello studio ma soprattutto la maturità non mi spaventava. Ma torniamo quindi all'esame.

Prima giornata: il tema di italiano

Non ricordo nulla di particolare, nessuna traccia mi intrigava particolarmente, mi sono dimenticato persino che argomento avevo scelto. Ricordo solo di aver scritto quanto bastava per  dire ho fatto quel che dovevo fare.

Seconda giornata: la prova di matematica

Qui iniziano le difficoltà. Conoscevo i miei limiti e sapevo bene di avere un ottimo intuito ma molte meno capacità nel calcolo e nei passaggi matematici successivi (in pratica, perché devo fare a mano cose che un PC fa perfettamente e velocemente :-P ) quindi avevo fatto subito gli esercizi più facili e poi mi ero concentrato sul problema più complesso. Si trattava di un problema che richiedeva un disegno molto complicato e piuttosto delicato: un errore in quella fase avrebbe compromesso completamente l'intera prova (se volete vedere il testo, lo trovare qui).
Beh, con un po' di pazienza faccio il mio bel disegno e poi mi metto a fare tutti i calcoli. Intorno a me comincio a vedere i miei compagni in difficoltà, ma non ci faccio troppo caso e continuo a lavorare. Dopo un po' di tempo la commissione (allora era tutta esterna alla scuola, con un solo docente interno) comincia a girare e si rende conto della situazione: quasi tutti hanno cannato in pieno il disegno e sono in alto mare. Pochi, pochissimi hanno fatto giusto il disegno: la prima della classe, una o due altre persone ed, incredibilmente, il sottoscritto.
A quel punto prendono la decisione infausta di dare a tutti la soluzione del disegno, spiegando che avrebbero considerata valida solo la parte successiva! Ma come??? E io che l'ho già fatto? Perché non avete controllato chi aveva già fatto l'esercizio?

Terza giornata: l'orale

Allora funzionava che si portava una materia a scelta e un'altra veniva assegnata dalla commissione. Generalmente la seconda materia era più o meno "concordata" in quanto il membro interno faceva avere alla commissione la "preferenza" di ciascuno e faceva in modo che fosse una delle materie con il voto migliore... Ogni tanto capitava qualche sopresa, ma erano piuttosto rare.
Io avevo scelto di portare fisica e avevo fatto in modo di farmi assegnare storia. E questo almeno è andato così.
Al momento dell'orale, prima di interrogarmi, la commissione presenta i risultati degli scritti (un bel modo per cominciare): il tema niente di che, non ricordo il voto, ma credo che si aggirasse tra il 6 e il 6 1/2.
Poi tirano fuori il compito di matematica: il disegno era perfetto (ma tanto non conta, hanno detto a tutti come andava fatto) ma nei passaggi di calcolo c'era un errore stupido alla *seconda* riga che annullava tutto l'esercizio. Non so che voto avessi preso ma credo che un 4 sarebbe potuto già essere un buon voto.
Con queste premesse iniziano ad interrogarmi e la prima domanda di storia riguarda la rivoluzione americana. Nel programma era stata affrontata "in riassunto" (una paginetta in tutto). Io faccio notare la cosa e racconto la cosa in breve. Il commissario a quel punto incalza e chiede più dettagli, più approfondimenti ed io inizio a vacillare, inanellando banalità e luoghi comuni una dietro l'altra, e lui insiste ancora. Alla fine desiste, mi fa qualche altra domanda senza storia e poi si passa a fisica.
L'insegnante di matematica (una zitella inacidita) comincia a chiedermi solo formule, una dopo l'altra. Ho sempre odiato i professori che trasformano la fisica, fatta di concetti, di grandezze, di spiegazioni della realtà in mera matematica da imparare a memoria, ma comunque lì ero preparato e così per ogni formula comincio anche a spiegare le variabili in gioco, come funzionano le cose ecc... questa mi ferma e mi chiede le dimostrazioni delle formule. Beh, ero preparato anche su quello ed inizio a spiegarla a parole. Mi ferma ancora, a quel punto, seccata, mi porge carta e penna e mi impone scrivere tutti i passaggi matematici. Credo sia comparso il terrore nei miei occhi, non le importava nulla delle mie spiegazioni, le importava solo della matematica. Da quel momento il mio scopo è stato finire quella tortura. Se avessi potuto pagare per farlo finire lì, lo avrei fatto. Invece no, quella insiste. Non le basta avermi messo in difficoltà, aver capito che sapevo tante cose ma NON i passaggi delle dimostrazioni a memoria. Non so quanto sia andata avanti quell'agonia ma nei miei ricordi è stata lunghissima.

Conclusione

Il giorno dopo l'orale sono partito per dieci giorni di cammino in montagna (Alta Via n.2 della Val d'Aosta) e ho scoperto i risultati per telefono: 38/60.
La sufficienza era 36/60, risultato raggiunto e liceo finito! YEAH!

lunedì 18 giugno 2012

Roccia: Placche di Oriana

Dopo tanto tempo, ecco che si riprende ad arrampicare "sul serio". Oddio, si tratta di gradi facili facili, ma per me (scarso come sono) mi danno lo stesso grande soddisfazione. Da ormai qualche anno non mi capitava che di arrampicare una, massimo due, volte l'anno... La difficoltà a riprendere, più che tecnica, è soprattutto mentale: quanta fatica a convincere il cervello che sì, la scarpetta  su quella tacca "tiene", che quel maniglione che manca non serve, che bisogna liberare la mente, che la corda tiene, che...

Meta: Placche di Oriana, valle di Champorcher.
Via: Spigolo Verde, 4c (4a obblig.)

L'arrampicata è divertente, mai difficile, ma mai banale.
Una delle soste della via
La via è stata tirata sempre da $M mentre io e $D siamo stati sempre secondi. Questo mi ha permesso, una volta tanto, di riuscire a fare qualche foto durante la salita.
Lo spigolo aereo del quarto tiro (in alto, contro il cielo spunta la testa di $M)
La parete, vista dalla via

I tiri centrali sono molto belli, a tratti molto aerei ma mai troppo impegnativi.

La discesa si effettua tramite un comodo sentiero, tutto nel bosco, con ampi scorci panoramici sulla valle principale.

Al termine, non paghi, ci siamo fermati nel settore Bimbo Climb: divertenti e facili monotiri sui quali mi sono divertito ad andare da primo. Niente di trascendentale, ma molto utili per riprendere un po' più di confidenza con il mondo verticale!

Andando a memoria dovrei aver fatto: Cucciolo (3+), Alexandra (5), Dotto (5) e Titus o Micky Mouse (5+).

L'ultimo monotiro è stato il più interessante, era sufficientemente difficile da richiedere concentrazione e tutto l'impegno necessario ma non troppo da lasciar perdere. Un amico in questi casi parla di "discrepanza ottimale" ovvero quella giusta difficoltà che serve per sia per migliorare che per divertirsi.
Quello che più mi ha dato soddisfazione è stato il rendermi conto che piano piano sto riuscendo a riprendere confidenza con il vuoto e l'altezza, che i movimenti diventano più sciolti e meno tesi, insomma, che sto reimparando ad arrampicare!!! :-)

Relazione della via: http://panepera.altervista.org/Spigolo_verde_relazione.htm
Elenco dei monotiri su BimboClimb: http://www.scentofrock.com/index.php/climb/13-valledaosta/30-bard?showall=&start=5

lunedì 11 giugno 2012

Full!

Se dovessi stare a guardare tutte le cose che ho da fare (tra casa, lavoro ed altro), dovrei rimanere sveglio 24 ore al giorno fino al prossimo weekend. Ce la farò a trovare una soluzione alternativa?

martedì 29 maggio 2012

Terremoto!

Sono a Bologna per lavoro e questo l'ho sentito proprio bene!
Il pensiero va a tutte le persone della zona, già provate dalle precedenti scosse!

Aggiornamento 15:35

Sentite bene anche le scosse delle 13.00. Nell'ufficio ci sono state persone che, alle prime vibrazioni si sono avviate sulle scale, si sono messe a telefonare... bah, mi sconforta pensare quanto sia poco sentita la cultura dell'emergenze, l'estote parati tanto caro a noi scout...

Per la cronaca le indicazioni essenziali su cosa fare in caso di terremoto sono qui: http://www.protezionecivile.gov.it/cms/view.php?dir_pk=395&cms_pk=18436

giovedì 24 maggio 2012

Ma oggi...

...non è venerdì??No?!?! Non lo è???? Perché sono stanco come se lo fosse!
Sarà per colpa di questa settimana? ;-)



lunedì 21 maggio 2012

Un po' di avventura

Week-end nella natura, all'insegna dello scautismo, anche se sotto l'acqua. Comunque ci stava bene, mi ha dato soddisfazione e sono contento! Sono contento anche perché anche i (pochi) ragazzi sono stati soddisfatti!

Il programma è stato: cammino dalla stazione fino al luogo dove di saremmo accampati, più di un'ora, ovviamente tutta in salita! ;-) Poi montaggio tende per la notte, costruzione di una tettoia per ripararsi dalla pioggia, preparazione del focolare e raccolta di legna. La cena, cucinata alla trapper, è stato anche un momento per fare un po' di chiacchiere con i ragazzi. Memorabile la pancetta e le scamorzine.

La notte l'ho passata nel rifugio della foto. Dormire all'aperto, anche se riparati da un telone, è una cosa da provare.

Il ritorno a casa di domenica è stato, come dire, un po' umido... ma arrivare in stazione, bagnato, umido, un po' infreddolito e tirar fuori dallo zaino una maglietta asciutta è una goduria impagabile. E chi non ci crede? beh, provi! :-)

martedì 15 maggio 2012

Chiamiamoli "ladri" (2)

Proseguiamo nella 'querelle' con la società del gas. Dopo la scoperta descritta nel post Chiamiamoli "ladri" ho provveduto ad effettuare le auto-letture corrette affinché si accorgessero che non consumerò 1000 metri cubi all'anno, ma decisamente meno di 20...
Il 28 del mese scorso quindi faccio la mia bella lettura indicante "4 metri cubi". Ovvero quanto consumato effettivamente da dicembre 2011.
La fattura che mi è arrivata mi fa pagare 9 metri cubi!!! "nove"???
I simpaticoni hanno ancora una volta "presunto" che dal 28 al 30 sono riuscito a consumare 5 ulteriori metri cubi... ridicoli!!!

Va bè, se non altro ora ho un credito di circa 200 mc, che sfrutterò per i prossimi 10 anni... :-)

Però, che balle dover fare tutti i mesi le letture io, prima che questi facciano veramente i "ladri".

mercoledì 9 maggio 2012

Treni, treni, treni!


Domenica scorsa ho sfruttato l'occasione del primo anniversario di Trenord per visitare alcuni luoghi normalmente chiusi al pubblico: il deposito di Milano Fiorenza e le officine di Novate Milanese. Inoltre alla stazione di Milano Cadorna è stata allestita una mostra con alcuni rotabili storici.
Non ho potuto non dedicarmi ad un po' di foto di treni! Nonostante viaggi in treno quasi tutti i giorni e mi debba sorbire tutti i disagi che i pendolari ben conoscono, la ferrovia mi ha sempre affascinato! Sarà quella parte che è rimasta bambino? :-)

Deposito di Milano Fiorenza


Il deposito di Milano Fiorenza, nei pressi della stazione di Rho-Fiera è un’area complessiva di 450mila metri quadrati, di cui 86mila coperti, 53.300 mq di capannoni, 33 chilometri di binari dove viene effettuato il ricovero e la manutenzione dei gran parte del parco rotabili di Trenord.

 

Purtroppo la visita è stata abbastanza frettolosa ed è stato possibile visitare solo la sala di controllo ed il capannone con il materiale leggero. Sarebbe stato bello anche visitare altri luoghi.

Stazione di Milano Cadorna


Due interi binari sono stati riservati all'esposizione di treni storici e moderni: ecco alcune immagini delle locomotive a vapore presenti: la 200-05 del 1883 e la 240-05 del 1908!



Erano presenti anche treni più "moderni"...


 Per la cronaca erano:
  - locomotore 600-03, in livrea nera,
  - elettromotrice EB 700 nella livrea di origine bianca e blu
  - locomotore E 610-04, in livrea FNM

Per finire poi, c'erano un TSR e un nuovissimo ETR 245...


Da segnalare l'appassionato ferroviere che illustrava il funzionamento dei comandi dell'ETR 245: faceva davvero venir voglia di cambiar mestiere e di andare a guidare i treni!!!

Officine di Novate Milanese


Ultima tappa della mia visita sono state le officine di Novate Milanese, e qui sono stato decisamente ripagato della frettolosa visita al deposito di Milano Fiorenza: c'è stato tempo per visitare gran parte dello stabilimento e per ascoltare le spiegazioni del personale competente ed appassionato.
Lasciamo però parlare le fotografie!



E sul piazzale, una bella parata di mezzi:



 
In conclusione posso dire che è stata una bella giornata, di quelle che fanno apprezzare la bellezza della ferrovia e del lavoro che c'è dietro il treno che mi porta al lavoro tutte le mattine.