lunedì 23 settembre 2013

Gazzirola

Gita per festeggiare il compleanno con una nuova cima. La meta è stata scelta per la vicinanza: sia $io che $D saremmo dovuti rientrare a casa a metà pomeriggio.

Partenza dalla Val Colla, dall'abitato di Borno. Salita per boschi fino al Passo di San Lucio. Dove ammiriamo il panorama e la chiesetta del XIV secolo dedicata a San Lucio di Cavargna.
Passo di San Lucio
Dal passo si apprezza già la vista del Monte Rosa e si cominciano ad intravedere altri ghiacciai più a nord.
Monte Rosa
Il sentiero prosegue verso nord, lungo la cresta di confine. Si vedono ancora resti di filo spinato, probabilmente risalente alla seconda guerra mondiale. La val Cavargna con il passo di San Lucio era infatti uno degli itinerari utilizzati dai partigiani per far espatriare antifascisti, perseguitati, ricercati ed ebrei.
Confine Italo-Svizzero
Dal passo di San Lucio la strada è piuttosto lunga per arrivare alla cima. Da lontano si intravede una grande croce, ma non è la cima: la "vera" cima è infatti circa un chilometro più a nord, pochi metri di quota più elevata. La cima è contraddistinta solamente da una palina con i cartelli dei sentieri. Da lì il panorama spazia su gran parte delle alpi occidentali.
Gignone e Grignetta da un'insolita prospettiva
Sulla strada del ritorno, che percorriamo seguendo i passi fatti in salita, facciamo l'incontro con una mandria di Yak!
Incontri ravvicinati con gli Yak


lunedì 16 settembre 2013

Monte Rosa, agosto 2004

Nota: ho ritrovato per caso un vecchissimo resoconto di una due giorni al Monte Rosa di quasi 10 anni fa che avevo pubblicato sul newsgroup it.sport.montagna. Lo ripubblico anche sul blog.

Ore 6.30, suona la sveglia, che sonno... forse il materiale avrei dovuto prepararlo prima anziché ieri sera a mezzanotte, ma tant'è... Latte, cacao, biscotti, aspetto l'arrivo di Giovanni e poi via! Dopo alcuni "giri turistici" per il Vercellese (della serie: "ma perché non sono uscito a Romagnano Sesia?!?") siamo ad Alagna.

Senza quasi accorgerci siamo sulla seggiovia che ci porta a Punta Indren. Nel tragitto si può ammirare lo splendido esempio di scempio montano: nel vallone che porta al Col d'Olen adesso c'è un grandioso serpentone di terra spianata a suon di bulldozer... e il vecchio sentiero dov'è finito?
Punta Indren: finalmente si cammina! Lentamente ci avventuriamo sulla traccia che traversa il ghiacciaio d'Indren. E' una bella giornata e fa molto caldo, chissà quanta gente ci sarà nei rifugi del Monte Rosa: penso
che sia molta, vedendo quante persone si dirigono verso la capanna Gnifetti.
Poco dopo però riusciamo a trovare un po' più di tranquillità: infatti abbandoniamo la grande traccia per dirigerci verso la punta Giordani lungo la via normale. La salita è piacevole, il ghiaccio ottimo... se solo non fosse per questo caldo!!! Magari ci fosse un po' di vento...

Punta Giordani, quota 4046. Sono stato accontentato: adesso c'è vento, troppo! Però c'è comunque la soddisfazione di essere in cima. Scambiamo qualche parola con degli altri alpinisti che incontriamo in vetta: loro arrivano dalla Cresta del Soldato e come noi proseguiranno verso la Piramide Vincent. Ammiro anche la statua del Cristo delle Vette al Balmenhorn: è la meta di oggi, da qui sembra vicinissimo!
La cresta verso la Piramide è bella, la scalata è facile ma piuttosto aerea.
In certi punti guardando giù c'è da spaventarsi, mi vengono strani pensieri... mi impongo di non pensarci e di rimanere concentrato. Procediamo a comando alternato facendoci un minimo di sicurezza forse più "psicologica" che altro: entrambi non abbiamo problemi e proseguiamo tranquilli. Comincio a sentire la quota, solo poche ore fa ero 4 km più in basso! Un minimo sforzo fa venire subito il fiatone. E' la prima volta che arrampico a queste altezze e con un panorama simile! Meraviglioso!!!

Di colpo la cresta finisce e ci troviamo su un bel panettone innevato: Piramide Vincent 4215 m! Al di là troneggia la grande mole del Lyskamm e sotto di noi il ghiacciao del Lys su cui si muovono ancora innumerevoli cordate. Piccola sosta e poi via in discesa. Il bivacco è lì sopra, la stanchezza si fa sentire e sembra di essere già arrivati... utima salita... ultimo crepaccio... ultima arrampicata... finalmente arrivati!

La serata è tranquilla siamo in una dozzina di persone ma riesciamo ad organizzarci per mangiare e dormire: c'è il solito bel clima che si riesce a creare tra persone accomunate dalla stessa passione per la montagna. Si
fanno progetti per il giorno seguente. Due simpatici ragazzi insistono per coinvolgerci nel loro itinerario sul Lyskamm per la cresta Sella: noi decliniamo, è sicuramente un bell'itinerario ma non vogliamo strafare,
decidiamo quindi che saliremo alla Capanna Margherita.
Verso le 9 quando siamo tutti a letto cominciano i problemi: arrivano due persone e bisogna far posto anche a loro nonostante il bivacco sia già strapieno. Spiegano anche che c'è un terzo compagno che sta arrivando, per lui è la prima volta oltre i 4000 e fa fatica: alla fine arriverà dopo le 10!!
Mi chiedo però come si fa a lasciare indietro un compagno in difficoltà e mettersi a letto? E se non ce l'avesse fatta?

Dalle due cominciano le partenze: prima quelli che faranno la nord del Lyskamm, poi a seguire tutti gli altri. Noi ci concediamo più riposo (parlare di "sonno" mi sembra un po' troppo...). Quando ci alziamo abbiamo
un filo di mal di testa ma appena usciamo all'aria aperta passa subito. Con calma ci prepariamo e ci facciamo un buon the con i biscotti.

Sono le 5.30 ed è spettacolare ammirare il mare di nubi ai nostri piedi e le cime ancora immerse nell'ombra. Una veloce discesa in corda doppia ci porta nuovamente sul ghiacciaio e si comincia a camminare. In giro ci sono poche cordate, ne vediamo una sulla cresta del Lyskamm, qualcun'altra al colle del Lys, qualcun'altra più indietro sul ghiacciaio.
Man mano che si sale si apre sempre di più il panorama: cerco di dare un nome a tutte le grandi cime che vedo, ma la mie conoscenze non mi danno certezze... Mi sembra di riconoscere il Gran Paradiso e il Bianco da una parte, la Dente Blanche e il Cervino dall'altra. Essere così vicino alle cime dai nomi che hanno sempre suscitato un certo timore reverenziale mi emoziona: Punta Dufour, Nordend, Zumstein... e io sono lì in mezzo!
La salita procede tranquilla, la capanna Margherita è sempre lì che ci guarda, e noi guardiamo con timore l'ultimo tratto del percorso: sembra veramente ripido da quaggiù. Quando ci siamo proprio sotto ne abbiamo la conferma, lo affrontiamo con estrema calma. Voltandoci verso valle vediamo decine e decine di formichine che proseguono in fila dal colle del Lys: sono tutte le cordate che hanno pernottato al Mantova e alla Gnifetti e stanno salendo verso l'ambita meta.

Alle otto siamo in vetta per un po' di meritato riposo... si sta bene, la quota non ci da fastidio, mangiamo un po' e ci godiamo il panorama. Però che strano, arrivare in cima e trovarci un rifugio... sembra quasi di non essere
arrivati in cima. Arrivare su un cocuzzolo deserto, anche se più modesto fa molto più effetto... E' poi da parecchi anni che sogno di arrivare quassù. Ricordo la prima volta che ho visto la capanna Margherita, ero al rifugio Pastore e da lì si vedeva questo puntino brillare al sole: prima o poi ci salirò... ecco adesso ci sono!!
Ammiriamo sotto di noi il ripido pendio valsesiano e stiamo ad osservare una cordata che sta per terminare la Cresta Signal. Poi decidiamo di muoverci. Sta arrivando veramente tanta gente: non mi piace essere a 4554 metri e pigiato come sul metrò milanese!
Sul tratto ripido subito dopo la capanna è un macello le cordate che salgono sono tutte attaccate, salgono una in fila all'altra: per fortuna che noi stiamo scendendo!

La discesa è tranquilla, è ancora presto e la neve non è ancora troppo molle, ne approfittiamo per fare un po' di foto e goderci la splendida giornata. Quando arriviamo alla fine del ghiacciaio di Garstelet ci fermiamo un po' per mangiare: mai bresaola fu più gustata! Ho voglia di fermarmi anche di più, fami una pennichella ma Giovanni insiste, ed ha ragione. Dobbiamo ancora traversare il ghiacciaio d'Indren ormai ridotto ad una poltiglia e poi tornare e casa: nessuno di noi vuole poi trovarsi imbottigliato nel traffico dei vacanzieri.

Quindi ferratina, ghiacciaio, funivia, seggiovia, cabinovia, macchina, casa, doccia e finalmente una tanto agognata birra fresca!!

mercoledì 4 settembre 2013

Pizzo Emet

Dopo tanto tempo trovo l'occasione di passare una notte in un rifugio che non sia in alta quota: il rifugio Bertacchi, nei pressi di Madesimo. L'accoglienza è ottima, i gestori gentili, il cibo degno di un gran ristorante. Mi stupisco della poca gente che pernotta, siamo a fine agosto e siamo solo in cinque: oltre a me e a $D ci sono altri tre ragazzi, per i quali il rifugio è già il punto di arrivo.
Per noi invece la meta del giorno successivo è il pizzo Emet, 3208m.

Alla mattina ce la prendiamo comoda, ci sono grandi nuvoloni nella valle e non vogliamo trovarci nella nebbia durante la salita: le relazioni non danno molte indicazioni sull'itinerario di salita se non che c'è da seguire segni ed ometti, ed al momento non sappiamo quanto siano visibili lungo il percorso.
Aspettiamo fino alle 8.15, quando si aprono ampi squarci di azzurro. Ci prepariamo ed in pochi minuti siamo in cammino.
Lago di Emet e Rifugio Bertacchi
A breve, e poco prima di raggiungere il passo di Niemet, arriviamo al bivio per il Passo Sterla, che prendiamo. I pensieri vanno immediatamente a chi ha tracciato il sentiero: «ma mettere qualche tornante in più proprio no, eh?». Infatti sale brutalmente seguendo la linea della massima pendenza, ed è pure ripido!
In compenso le nuvole si diradano sempre più, la vetta compare tra le nubi e giochi di luci ci incantano.
Nebbie durante la salita
La traccia prosegue poi su una pietraia che pare non finire più. Per fortuna fa abbastanza freddo e si sale senza (troppa) fatica. Arriviamo alla fatidica quota 2840 indicata sulle carte dove dovremmo abbandonare la traccia per il passo Sterla e puntare verso la cresta meridionale del pizzo Emet. Ci consultiamo, guardiamo le carte, studiamo l'itinerario per bene nel caso dovesse infittirsi la nebbia.
Cima e cresta
La traccia raggiunge la cresta per poi spostarsi sul versante orientale, dal lato del lago di Lej. Sale alternando tracce di sentiero con tratti un po' più impegnativi, dove c'è necessità di appoggiare le mani.
Poco prima della vetta un passaggio più impegnativo rappresenta l'ultima difficoltà da superare: non si tratta di una difficoltà tecnica ma piuttosto mentale. Tra due rocce infatti c'è una spaccatura larga meno di un metro ma profonda 4 o 5 e va superata con un passo e due movimenti di arrampicata. Volendo c'è la possibilità di aggrapparsi ad uno spezzone di corda.
Superato quel passo in breve si arriva in vetta...
Croce di vetta
 ...da dove ammiriamo il vasto panorama. Ci fermiamo poi a mangiare qualcosa, è ancora presto e non vogliamo ancora scendere.
Panorama: lago di Emet e lago di Montespluga
La discesa avviene per l'itinerario di salita. La temuta pietraia in discesa si percorre quasi volando e senza particolare fatica e in poco più di due ore siamo nuovamente al rifugio! Si poteva fare anche più in fretta, ma sia a me che a $D piace fare tante fotografie...

La discesa dal rifugio all'auto, lasciata a Montespluga è rapida e tranquilla.

Qui la relazione: http://www.gulliver.it/itinerario/46302/

venerdì 30 agosto 2013

Grignetta: Canalone Porta

Nota: la gita è stata effettuata a marzo 2013

Finalmente riesco a trovare le condizioni per fare il famoso Canalone Porta in Grignetta. Salita fatta con $L e $F, già compagni di altre salite. Occasione anche per collaudare i nuovi Nepal Extreme, dopo il pensionamento dei gloriosi Nepal Top, dopo due risuolature, diversi 4000 e 15 anni di servizio.

Lasciata la macchina poco oltre il rifugio Soldanella (già SEM/Cavalletti) ci si incammina verso il rifugio Porta e  poi verso il Canalone. Neve fin dalla partenza, abbastanza trasformata.

All'inizio del canalone

 Il canalone alterna tratti di ripide rampe su neve a tratti di facile arrampicata. Degna di nota la paretina di una trentina di metri della foto qui sotto: arrampicata facile e divertente anche con i ramponi, ma piuttosto aerea... la concentrazione è d'obbligo!
Arrampicata un po' esposta.
Usciti dal canalone vero e proprio, si percorre un tratto in costa verso sinistra prima di salire decisamente verso la cresta. Qui la neve è più inconsistente e si cerca di stare quanto più possibile sulle rocce.
L'ultimo tratto prima della cresta si percorre su un accumulo di neve, guardando intorno non mi sembra di notare punti più sicuri, per cui procedo con attenzione come se stessi camminando sulle uova e con tutti i sensi tesi ad individuare segnali di pericolo. Per fortuna tutto va bene e in poche decine di metri siamo in cresta. Mentre proseguiamo non posso far a meno di pensare al meccanismo delle trappole euristiche (per chi non lo conoscesse, l'articolo è qui: http://www.aineva.it/pubblica/neve66/1_Igor/igor3.html) e mi domando quanto sono andato vicino alla valanga... L'importante è che non mi faccia prendere da frasi del tipo "se non è successo niente vuol dire che non era pericoloso!". Magari era solo una mia impressione o magari no... purtroppo non ho modo di saperlo.

Traccia di salita, fotografata al ritorno. In blu tracce lasciate da altri alpinisti
 Tutto il tratto in cresta è una bella camminata su neve, con panorami mozzafiato anche se conosciuti.

La cresta fino alla vetta della Grignetta
Gli ultimi tratti per arrivare in cima sono più ripidi: le catene sono quasi sempre fuori dalla neve e dal ghiaccio e sono un valido aiuto per salire gli ultimi metri prima della vetta. La vicinanza della meta non fa calare però l'attenzione: una caduta qui avrebbe delle conseguenze tragiche...

La cima, con il bivacco Ferrario
 Non resta che godersi il panorama e la splendida giornata mettendo qualcosa sotto i denti e scambiando qualche chiacchiera con i numerosi alpinisti che, da moteplici vie di salita, sono giunti fin quassù.
Si comincia a scendere...
 Ritorno tranquillo per la "solita" e "monotona" cresta Cermenati; la deviazione e la discesa per il canalone Caimi movimentano e concludono degnamente questa splendida giornata!

Report Cime

Pubblicati gli elenchi delle cime (e di qualche gita) degli ultimi 3 anni:

Appena riesco procedo a ritroso con gli anni precedenti.

martedì 13 agosto 2013

Ciao Aldo!

In ricordo di Aldo Bergamini
+10 agosto 2013, Cresta Rey, Monte Rosa
Aldo in cima all'Allalinhorn (4027m) nel maggio del 2009
Ciao Aldo, in tua compagnia ho scalato il mio primo 4000, il Gran Paradiso, nel lontano 2002. Con te ho anche salito il mio primo 4000 con gli sci, l'Allalinhorn.
Non ci si sentiva, ma ogni tanto capitava di riuscire a fare qualche gita insieme. Ed ogni gita scelta da te è sempre stata una garanzia di grandi soddisfazioni.

Mi piaceva come andavi in montagna: senza arroganza, con tranquillità. Nonostante raccontassi ogni volta di gite e di imprese, lo facevi con discrezione non per vantarti ma per condividere belle esperienze. Apprezzavo anche la prudenza, nelle gite fatte insieme non ti ho visto mai osare: le montagne restano lì, ci si può sempre ritornare.

Mi aveva colpito anche una tua particolare abitudine, una volta arivato su una cima, dopo aver guardatoil panorama fatto qualche foto di rito, ti raccoglievi un momento in ammirazione sulle note di Nada te turbe diffuse dall'altoparlante del telefono.

Nada te turbe, nada te espante
quien a Dios tiene, nada le falta.
Nada te turbe, nada te espante
sólo Dios basta.

Davvero la cima di un monte, raggiunta con fatica, è davver un luogo mistico: lì, vedendo le altre cime e le valli tutt'intorno si può davvero ammirare la bellezza del creato! E solo chi lo ha provato, almeno una volta, può davvero capirlo.

La punta Dufour (4634m) vista dalla punta Zumstein (4563m).
A destra, leggermente in secondo piano, la Nordend (4609m)
Ed ecco la punta Dufour, con l'evidente costola della Cresta Rey sulla sinistra, teatro della tua ultima ascensione. Chissà cosa è successo lassù su quelle rocce... Potrebbe essere una salita anche alla mia portata, sicuramente lo era per te! Il meteo era buono, c'era un po' di neve e ghiaccio, come ci sono a quelle quote...
Ma tu sapevi, come so io e come sa qualunque alpinista, che a volte la Montagna può essere traditrice: una roccia che si spacca, un sasso che cade, un velo di ghiaccio...

Ora avrai tutte le montagne del cielo da scalare, e le prossime volte che sarò su una qualche montagna saprò di non essere solo! Ciao Aldo.

Il post del fratello su Gulliver: https://www.gulliver.it/itinerari/dufour-punta-cresta-rey/2013/08/10/58750/
Le gite di Aldo (Abe): http://www.gulliver.it/glog/abe/
I '4000' saliti da Aldo: http://www.club4000.it/db_membri/elenco_vette.php?id_socio=303&lang=it
Relazione della gita, compiuta da altri il giorno seguente: http://www.on-ice.it/onice/viewtopic.php?t=16180

martedì 5 marzo 2013

'Equal' è diverso da 'Not Equal'

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'Equal' è diverso da 'Not Equal'
'Equal' è diverso da 'Not Equal'
'Equal' è diverso da 'Not Equal'
'Equal' è diverso da 'Not Equal'
...

Ecco! Davvero dovrei farlo!
Oggi ho appena aggiunto un 'Perla' alla già lunga lista delle vaccate lavorative. Dice il proverbio «chi non fa, non falla!», però ogni volta che capita, le balle girano lo stesso...

In pratica questo pomeriggio stavo lavorando con lo strumento di sincronizzazione dedicato al servizio cloud di  $Ufficio365. Uno strumento per popolare la directory remota recuperando gli utenti ed i gruppi locali. Beh, fin qui nulla di particolare, direi banale!

Ad un certo punto sorge la necessità, non sto qui a spiegare il perché, di evitare che un utente, un singolo utente non venga sincronizzato sul cloud. Banale. clickety-click-new filter-condition-finish Ecco, fatto! Lancio la sincronizzazione... synchronizing objects 100... 300... 750... 1320... 1923.. finish. Bene! Tutto a posto!
«Non accedo alla posta»
«Mi da credenziali errate!»
«Abbiamo problemi con la posta?»
DRIIIN «Scusa ma...»

mmmm... click-clok-clickety... accedi console... users... ahhhhhh... total users = 1... doh!

Controllatina al filtro, configurato perfettamente, tranne che ho impostato il filtro con una condizione di 'Not Equal' anziché 'Equal'... Risultato: anziché filtrare un utente su 2000 ne ho filtrati 1999 lasciandone uno solo! DOH!

Per fortuna il santo protettore dei sistemisti, Babbo Natale e Cthulhu messi insieme hanno guardato giù e rieseguendo una sincronizzazione (con il filtro corretto) tutti gli utenti sono stati ripristinati come per magilla!
Però ammetto di avere passato un brutto quarto d'ora, soprattutto durante l'attesa...