Nota: ho ritrovato per caso un vecchissimo resoconto di una due giorni al Monte Rosa di quasi 10 anni fa che avevo pubblicato sul newsgroup it.sport.montagna. Lo ripubblico anche sul blog.
Ore 6.30, suona la sveglia, che sonno... forse il materiale avrei dovuto prepararlo prima anziché ieri sera a mezzanotte, ma tant'è... Latte, cacao, biscotti, aspetto l'arrivo di Giovanni e poi via! Dopo alcuni "giri turistici" per il Vercellese (della serie: "ma perché non sono uscito a Romagnano Sesia?!?") siamo ad Alagna.
Senza quasi accorgerci siamo sulla seggiovia che ci porta a Punta Indren. Nel tragitto si può ammirare lo splendido esempio di scempio montano: nel vallone che porta al Col d'Olen adesso c'è un grandioso serpentone di terra spianata a suon di bulldozer... e il vecchio sentiero dov'è finito?
Punta Indren: finalmente si cammina! Lentamente ci avventuriamo sulla traccia che traversa il ghiacciaio d'Indren. E' una bella giornata e fa molto caldo, chissà quanta gente ci sarà nei rifugi del Monte Rosa: penso
che sia molta, vedendo quante persone si dirigono verso la capanna Gnifetti.
Poco dopo però riusciamo a trovare un po' più di tranquillità: infatti abbandoniamo la grande traccia per dirigerci verso la punta Giordani lungo la via normale. La salita è piacevole, il ghiaccio ottimo... se solo non fosse per questo caldo!!! Magari ci fosse un po' di vento...
Punta Giordani, quota 4046. Sono stato accontentato: adesso c'è vento, troppo! Però c'è comunque la soddisfazione di essere in cima. Scambiamo qualche parola con degli altri alpinisti che incontriamo in vetta: loro arrivano dalla Cresta del Soldato e come noi proseguiranno verso la Piramide Vincent. Ammiro anche la statua del Cristo delle Vette al Balmenhorn: è la meta di oggi, da qui sembra vicinissimo!
La cresta verso la Piramide è bella, la scalata è facile ma piuttosto aerea.
In certi punti guardando giù c'è da spaventarsi, mi vengono strani pensieri... mi impongo di non pensarci e di rimanere concentrato. Procediamo a comando alternato facendoci un minimo di sicurezza forse più "psicologica" che altro: entrambi non abbiamo problemi e proseguiamo tranquilli. Comincio a sentire la quota, solo poche ore fa ero 4 km più in basso! Un minimo sforzo fa venire subito il fiatone. E' la prima volta che arrampico a queste altezze e con un panorama simile! Meraviglioso!!!
Di colpo la cresta finisce e ci troviamo su un bel panettone innevato: Piramide Vincent 4215 m! Al di là troneggia la grande mole del Lyskamm e sotto di noi il ghiacciao del Lys su cui si muovono ancora innumerevoli cordate. Piccola sosta e poi via in discesa. Il bivacco è lì sopra, la stanchezza si fa sentire e sembra di essere già arrivati... utima salita... ultimo crepaccio... ultima arrampicata... finalmente arrivati!
La serata è tranquilla siamo in una dozzina di persone ma riesciamo ad organizzarci per mangiare e dormire: c'è il solito bel clima che si riesce a creare tra persone accomunate dalla stessa passione per la montagna. Si
fanno progetti per il giorno seguente. Due simpatici ragazzi insistono per coinvolgerci nel loro itinerario sul Lyskamm per la cresta Sella: noi decliniamo, è sicuramente un bell'itinerario ma non vogliamo strafare,
decidiamo quindi che saliremo alla Capanna Margherita.
Verso le 9 quando siamo tutti a letto cominciano i problemi: arrivano due persone e bisogna far posto anche a loro nonostante il bivacco sia già strapieno. Spiegano anche che c'è un terzo compagno che sta arrivando, per lui è la prima volta oltre i 4000 e fa fatica: alla fine arriverà dopo le 10!!
Mi chiedo però come si fa a lasciare indietro un compagno in difficoltà e mettersi a letto? E se non ce l'avesse fatta?
Dalle due cominciano le partenze: prima quelli che faranno la nord del Lyskamm, poi a seguire tutti gli altri. Noi ci concediamo più riposo (parlare di "sonno" mi sembra un po' troppo...). Quando ci alziamo abbiamo
un filo di mal di testa ma appena usciamo all'aria aperta passa subito. Con calma ci prepariamo e ci facciamo un buon the con i biscotti.
Sono le 5.30 ed è spettacolare ammirare il mare di nubi ai nostri piedi e le cime ancora immerse nell'ombra. Una veloce discesa in corda doppia ci porta nuovamente sul ghiacciaio e si comincia a camminare. In giro ci sono poche cordate, ne vediamo una sulla cresta del Lyskamm, qualcun'altra al colle del Lys, qualcun'altra più indietro sul ghiacciaio.
Man mano che si sale si apre sempre di più il panorama: cerco di dare un nome a tutte le grandi cime che vedo, ma la mie conoscenze non mi danno certezze... Mi sembra di riconoscere il Gran Paradiso e il Bianco da una parte, la Dente Blanche e il Cervino dall'altra. Essere così vicino alle cime dai nomi che hanno sempre suscitato un certo timore reverenziale mi emoziona: Punta Dufour, Nordend, Zumstein... e io sono lì in mezzo!
La salita procede tranquilla, la capanna Margherita è sempre lì che ci guarda, e noi guardiamo con timore l'ultimo tratto del percorso: sembra veramente ripido da quaggiù. Quando ci siamo proprio sotto ne abbiamo la conferma, lo affrontiamo con estrema calma. Voltandoci verso valle vediamo decine e decine di formichine che proseguono in fila dal colle del Lys: sono tutte le cordate che hanno pernottato al Mantova e alla Gnifetti e stanno salendo verso l'ambita meta.
Alle otto siamo in vetta per un po' di meritato riposo... si sta bene, la quota non ci da fastidio, mangiamo un po' e ci godiamo il panorama. Però che strano, arrivare in cima e trovarci un rifugio... sembra quasi di non essere
arrivati in cima. Arrivare su un cocuzzolo deserto, anche se più modesto fa molto più effetto... E' poi da parecchi anni che sogno di arrivare quassù. Ricordo la prima volta che ho visto la capanna Margherita, ero al rifugio Pastore e da lì si vedeva questo puntino brillare al sole: prima o poi ci salirò... ecco adesso ci sono!!
Ammiriamo sotto di noi il ripido pendio valsesiano e stiamo ad osservare una cordata che sta per terminare la Cresta Signal. Poi decidiamo di muoverci. Sta arrivando veramente tanta gente: non mi piace essere a 4554 metri e pigiato come sul metrò milanese!
Sul tratto ripido subito dopo la capanna è un macello le cordate che salgono sono tutte attaccate, salgono una in fila all'altra: per fortuna che noi stiamo scendendo!
La discesa è tranquilla, è ancora presto e la neve non è ancora troppo molle, ne approfittiamo per fare un po' di foto e goderci la splendida giornata. Quando arriviamo alla fine del ghiacciaio di Garstelet ci fermiamo un po' per mangiare: mai bresaola fu più gustata! Ho voglia di fermarmi anche di più, fami una pennichella ma Giovanni insiste, ed ha ragione. Dobbiamo ancora traversare il ghiacciaio d'Indren ormai ridotto ad una poltiglia e poi tornare e casa: nessuno di noi vuole poi trovarsi imbottigliato nel traffico dei vacanzieri.
Quindi ferratina, ghiacciaio, funivia, seggiovia, cabinovia, macchina, casa, doccia e finalmente una tanto agognata birra fresca!!