mercoledì 4 settembre 2013

Pizzo Emet

Dopo tanto tempo trovo l'occasione di passare una notte in un rifugio che non sia in alta quota: il rifugio Bertacchi, nei pressi di Madesimo. L'accoglienza è ottima, i gestori gentili, il cibo degno di un gran ristorante. Mi stupisco della poca gente che pernotta, siamo a fine agosto e siamo solo in cinque: oltre a me e a $D ci sono altri tre ragazzi, per i quali il rifugio è già il punto di arrivo.
Per noi invece la meta del giorno successivo è il pizzo Emet, 3208m.

Alla mattina ce la prendiamo comoda, ci sono grandi nuvoloni nella valle e non vogliamo trovarci nella nebbia durante la salita: le relazioni non danno molte indicazioni sull'itinerario di salita se non che c'è da seguire segni ed ometti, ed al momento non sappiamo quanto siano visibili lungo il percorso.
Aspettiamo fino alle 8.15, quando si aprono ampi squarci di azzurro. Ci prepariamo ed in pochi minuti siamo in cammino.
Lago di Emet e Rifugio Bertacchi
A breve, e poco prima di raggiungere il passo di Niemet, arriviamo al bivio per il Passo Sterla, che prendiamo. I pensieri vanno immediatamente a chi ha tracciato il sentiero: «ma mettere qualche tornante in più proprio no, eh?». Infatti sale brutalmente seguendo la linea della massima pendenza, ed è pure ripido!
In compenso le nuvole si diradano sempre più, la vetta compare tra le nubi e giochi di luci ci incantano.
Nebbie durante la salita
La traccia prosegue poi su una pietraia che pare non finire più. Per fortuna fa abbastanza freddo e si sale senza (troppa) fatica. Arriviamo alla fatidica quota 2840 indicata sulle carte dove dovremmo abbandonare la traccia per il passo Sterla e puntare verso la cresta meridionale del pizzo Emet. Ci consultiamo, guardiamo le carte, studiamo l'itinerario per bene nel caso dovesse infittirsi la nebbia.
Cima e cresta
La traccia raggiunge la cresta per poi spostarsi sul versante orientale, dal lato del lago di Lej. Sale alternando tracce di sentiero con tratti un po' più impegnativi, dove c'è necessità di appoggiare le mani.
Poco prima della vetta un passaggio più impegnativo rappresenta l'ultima difficoltà da superare: non si tratta di una difficoltà tecnica ma piuttosto mentale. Tra due rocce infatti c'è una spaccatura larga meno di un metro ma profonda 4 o 5 e va superata con un passo e due movimenti di arrampicata. Volendo c'è la possibilità di aggrapparsi ad uno spezzone di corda.
Superato quel passo in breve si arriva in vetta...
Croce di vetta
 ...da dove ammiriamo il vasto panorama. Ci fermiamo poi a mangiare qualcosa, è ancora presto e non vogliamo ancora scendere.
Panorama: lago di Emet e lago di Montespluga
La discesa avviene per l'itinerario di salita. La temuta pietraia in discesa si percorre quasi volando e senza particolare fatica e in poco più di due ore siamo nuovamente al rifugio! Si poteva fare anche più in fretta, ma sia a me che a $D piace fare tante fotografie...

La discesa dal rifugio all'auto, lasciata a Montespluga è rapida e tranquilla.

Qui la relazione: http://www.gulliver.it/itinerario/46302/

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